martedì 4 novembre 2014

Fenomenologie religiose inusuali e loro imitazioni/Unusual Religious Phenomenology and Imitation Thereof


http://www.amazon.it/FENOMENOLOGIE-RELIGIOSE-INUSUALI-LORO-IMITAZIONI-ebook/dp/B00P4YAA20/ref=sr_1_1_ku?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1415098387&sr=1-1

Book title in English: Unusual Religious Phenomena and Imitations Thereof
Subtitle: The Scientific Hypothesis Concerning Extraordinary Religious Phenomena (Ecstasies, Stigmata, Apparitions/Visions, Lacrimations, Bleeding of Statues of Religious/Catholic Entities) and the Role Plaid by Mental or Imaginative Pictures)

SINOSSI

Questo opuscolo è scritto da un esperto medico psicoterapeuta, che si interessa da decenni alla ricerca dei fenomeni inusuali che si presentano nel mondo fisicopsichico. Ricercatore scientifico nel settore delle apparizioni mariane e altre fenomenologie straordinarie legate al mondo della religiosità e dell'occulto, ha pubblicato diversi libri e relazioni sull'argomento.

Ha fatto parte, come Vicedirettore, del Centro Studi e Ricerche sugli Stati di Coscienza di Milano e, come Direttore di Fisiologia degli stati modificati di coscienza, de’ "Il Laboratorio di Biopsicocibernetica di Bologna", in collaborazione con altri esperti e con l’ausilio delle tecnologie che man mano comparivano nel mondo della strumentazione scientifica, anche se non col timbro di istituzioni pubbliche e accademiche.

Alla luce delle nuove acquisizioni del mondo della scienza, come le recenti scoperte sui neuroni specchio e le menti interconnesse, e le strabilianti scoperte riguardanti il mondo subatomico, fonte di declino di vecchie leggi statiche, questa pubblicazione esamina i meccanismi fisici e psichici alla base di tali fenomenologie, sulla scorta di precedenti tabelle sugli stati di coscienza (Fischer, Lapassade) e di un protocollo redatto e integrato dall’autore e dal suo team di collaboratori, che dovrebbe agire da discriminante tra i vari stati di modificati coscienza, sia in campo religioso che esoterico e occulto, sebbene tali criteri non siano applicati da ricercatori in cerca di pubblicità mediatica piuttosto che di approfondimenti scientifici.

La ricerca è stata soprattutto indirizzata allo stato fisico, psicologico e spirituale (metafisico e oltre) dell'uomo, durante gli eventi straordinari o inusuali, eventi non sufficientemente indagati e troppo spesso liquidati da scientisti mediatici come patologie psichiatriche, come l'isterismo e altro; tale scientismo è tutt'ora presente e vorrebbe ridurre tutto al mondo fisico macroscopico e personalizzato dalla mente propria, non riconoscendo i grandi passi e le disillusioni di leggi fisiche che man mano sono superate da altre leggi, specie del mondo subatomico, che mettono gradualmente in luce fenomeni stupefacenti di leggi tutte loro e contrastanti quelle conosciute finora e considerate (malascienza insegna) intoccabili.


domenica 24 agosto 2014

IL SOGNO PREMONITORE (10.12.2009)/PREMONITORY DREAMS (10 December, 2009)

Autore:
Dr. Giorgio Gagliardi

Titolo relazione:
IL SOGNO PREMONITORE: ANALISI PSICOFISIOLOGICA, PSICOLOGICA E BIOPSICOCIBERNETICA.
IL SUPERAMENTO DEGLI ATTUALI CONCETTI DI SPAZIO E DI TEMPO.


1. Premessa
2. Presupposti storici del sogno premonitore
3. Lo studio dello stato di coscienza modificato del sonno/sogno
4. Il programma biologico genetico del sonno/sogno
5. Ancora scoperte sui meccanismi del riposo
6. La premonizione come “output” (risposta) ordinario della mente/cervello
7. Ci sono basi neurofisiologiche del sogno premonitore?
8. Bibliografia consultata


1. Premessa

Per sogno premonitore s’intende comunemente una sequenza di immagini di eventi che succederanno in un futuro più o meno definito cronologicamente e spazialmente, che il cervello/mente riceve come dispercezione (non verosimilmente attraverso i sensi) durante il programma biologico che si attua nell’uomo ed è legato al ciclo giorno/notte.

Questo avviene quindi non nello stato di realtà o di veglia, ma durante lo stato modificato di coscienza che si alterna durante la notte e si chiama sonno/sogno. Questi due stati di coscienza (di realtà o di veglia da una parte e di sonno/sogno dall’altra) hanno centri di attivazione e di disattivazione differenti e tra loro antagonisti, per cui sono indipendenti l’uno dall’altro. I sistemi neuronali di stimolazione (input) che sono attivati durante la veglia sono bloccati durante il sonno o non sono ricevuti dai centri superiori che li dovrebbero analizzare.

Gli input che sopraggiungono per attivare il sonno/sogno insorgono quasi sempre da aree cerebrali proprie del programma biologico, e quindi genetico, di quello stato modificato di coscienza, che sono antagoniste di quelle preposte allo stato di veglia. Tale concetto si può spiegare con una metafora: durante il giorno l’uomo è attore, mentre durante il sonno/sogno è spettatore od osservatore di se stesso e di quei dati che i centri del sonno/sogno gli forniscono con una sequenza e modalità ben definite.

Il periodo del riposo dell'uomo corrisponde all’inizio col periodo dello stato ipnagogico, che precede i periodi propri del sonno e del sogno (chiamato anche sonno REM) che si alterano tra loro più volte per poi terminare nello stato ipnopompico che precede il risveglio, ovvero il riattivarsi dei centri dello stato di realtà, mentre si disattivano i centri del sonno/sogno.

Il sogno premonitore non è un sogno comune e non si può ancora stabilire, come per il sogno, se questo avviene nel periodo comunemente inteso come sogno oppure durante i vari periodi del sonno in cui si hanno pure dei sogni, oppure ancora durante quel brevissimo periodo in cui i quattro stadi del sonno raggiungono la loro fase terminale, che è l'innesco del sogno, ma si ha un avvicinamento allo stato di veglia, peraltro non avvertito, se non con comandi particolari (sogno lucido).

2. Presupposti storici del sogno premonitore


2.1 Le prime testimonianze

La prima testimonianza scritta del sogno premonitore è riportata in uno dei primi libri prodotti dal genere umano, l'Epopea di Gilgamesh, composta intorno al 2000 a.C. su tavolette di creta asciugata al sole e rinvenute nella biblioteca di Assurbanipal, a Ninive nel 1852. Gilgamesh sogna di incontrare Enkidu, con il quale dapprima ingaggia una lotta, ma poi, riconosciutane la forza, lo porta davanti alla madre e lo adotta come gemello. Quando Gilgamesh racconta questo sogno alla madre Ninsun, lei lo interpreta poiché è una dea sacerdotessa.


Presso i Sumeri, ed i Greci esistevano dei templi che disponevano di lunghi corridoi dove la gente poteva dormire e quindi sognava, ma i sacerdoti operavano durante la notte con dei suggerimenti continui, per cui la gente al mattino narrava ai medesimi sacerdoti i propri sogni che erano interpretati dai sacerdoti stessi. Anche nella mitologia nordica esistevano i sognatori e chi li interpretava.

2.2 Da Senofonte, Anabasi (nota 1) Un sogno raccontato dallo stesso Senofonte. Ateniese. nasce nel 430 a.C. Nel 402 sognò l’Asia. Dimenticata Atene, corse ad arruolarsi fra i mercenari che il tebano Prosseno andava radunando per sostenere la causa del principe Ciro, Cavaliere di ventura fra diecimila soldati di ventura, si mise agli ordini del generale spartano Clearco e raggiunse l’armata di Ciro in Mesopotamia. Qui, poco lontano dall’attuale Baghdad, i due eserciti fratricidi vennero a battaglia campale nell’autunno del 401. Coi suoi compagni si era battuto così valorosamente che quella sera tornò al campo convinto di aver vinto e solo l’indomani, giacché la sorte delle battaglie è ignota a chi le ha combattute, scoprì di aver perso. Qui cominciava davvero il suo viaggio, la tortuosa ritirata che doveva condurlo fino al mar Nero e da lì a casa. Alla fine in Grecia ritornò, solo per raccontare dove era stato.

2.2a Un incubo notturno (Anabasi, III, 1 11-13, nota 1)
Poiché lo scoraggiamento era diffuso, Senofonte si affliggeva assieme agli altri e non riusciva a dormire. Ma, preso sonno per qualche tempo, fece un sogno: gli parve che, scoppiato un tuono, un fulmine cadesse sulla casa di suo padre, e che essa ne finisse completamente bruciata. Si svegliò quindi all’improvviso in preda al panico, e da un lato pensava che il sogno fosse positivo, perché gli parve di vedere, mentre si trovava tra fatiche e pericoli, una grande luce inviata da Zeus; dall’altro, però, temeva – dato che il sogno gli sembrava inviato da Zeus sovrano, e gli sembrava che il fuoco ardesse tutto attorno – di non poter allontanarsi dalla terra del re, ma di essere circondato da ogni parte da qualche difficoltà.

L'interpretazione del sogno (Anabasi, III, 1 13-14)

Cosa mai significasse aver fatto tale sogno, è possibile argomentarlo dai fatti che accaddero dopo il sogno. Accadde, infatti, questo episodio: appena si svegliò, subito gli viene un pensiero: “Perché mai sto qui a dormire? La notte avanza: è evidente che i nemici arriveranno allo spuntare del giorno. Se poi cadremo nelle mani del re, cosa impedirà che finiamo uccisi di morte violenta, dopo aver visto ogni genere di atroce spettacolo ed aver subito le torture più terribili? Nessuno inoltre è preparato per difenderci, né se ne dà pensiero, anzi dormiamo come se fosse lecito rimanere tranquilli.

2.3 Due sogni rivelano il futuro di Falaride e Ciro (Cic.)

Eraclide del Ponto, discepolo di Platone, scrisse alla madre di Falaride che gli sembrò in sogno di vedere le statue degli dei, che lei stessa aveva consacrato in casa sua; tra questi sembrava che Mercurio versasse dalla coppa, che teneva con la mano destra, del sangue, che, quando toccava terra ribolliva a tal punto che tutta la casa grondava sangue. La crudeltà del disumano figlio confermò questo sogno della madre.

Nei libri persiani di Dinone è stato scritto “a Ciro che dormiva che il sole fosse ai suoi piedi, egli cercò invano di afferrarlo con le mani per tre volte, mentre il sole, facendo il suo giro, svaniva e si allontanava. I magi dissero, basandosi sul triplice tentativo di afferrare il sole, che Ciro avrebbe regnato per trent'anni, ciò che avvenne.”

2.4 Marco Tullio Cicerone, Della Divinazione,
Dal Libro primo (nota 1)

I 1 È un'opinione antica, risalente ai tempi leggendari che vi siano uomini dotati di una sorta di divinazione, cioè capaci di prevedere il futuro e di acquisirne la conoscenza! Siccome noi romani ci esprimiamo molto meglio dei greci, così anche a questa straordinaria dote i nostri antenati dettero un nome tratto dalle divinità, mentre i greci, come spiega Platone, derivarono il nome corrispondente dalla follia.
I 2 Non conosco, in verità, alcun popolo, che non creda che il futuro si manifesti con segni premonitori, e che esistano persone capaci di comprenderli e di spiegarli in anticipo.
I 3 E la Grecia inviò mai dei propri abitanti a fondar colonie in Eolia, in Ionia, in Asia, in Sicilia, in Italia senza aver prima consultato l'oracolo di Delfi o quello di Dodona o quello di Ammone?
III 5 Gli antichi, a mio parere, credettero alla verità della divinazione più perché impressionati dall'avverarsi delle profezie che per argomentazioni razionali. Ma quanto ai filosofi, sono stati raccolti i loro sottili ragionamenti per dimostrare che la divinazione corrisponde al vero. Tra essi Senofane di Colofone fu il solo che, pur credendo all'esistenza degli dèi, negò ogni fede nella divinazione. Invece il peripatetico Dicearco considerò veritieri soltanto i sogni e le profezie gridate in accessi di follia, negò fede a ogni altro genere di divinazione e il mio intimo amico Cratippo, egualmente credette a questi due tipi di profezie, ripudiò tutti gli altri.
III 6 Un uomo d'ingegno acutissimo, Crisippo, espose tutta la dottrina della divinazione in due libri, e poi in un altro libro trattò degli oracoli, in un altro ancora dei sogni.
XXII
Tarquinio il Superbo, egli stesso narra nel Bruto di Accio di un suo sogno.
44 "Dopo che, al cadere della notte, ebbi abbandonato il corpo al sonno, rilasciando nel sopore le membra stanche, mi apparve in sogno un pastore che spingeva verso di me un gregge lanoso di straordinaria bellezza; mi pareva che da quel gregge venissero scelti due arieti consanguinei e che io immolassi il più imponente dei due; poi il fratello dell'ucciso puntava le corna, si avventava per colpirmi e con quell'urto mi abbatteva. Io allora, prostrato a terra, gravemente ferito, alzavo supino gli occhi al cielo e vedevo un fatto immenso e straordinario: il disco fiammeggiante del sole, effondendo i suoi raggi, si dileguava verso destra invertendo il suo cammino nel cielo."
45 Ebbene, vediamo quale fu l'interpretazione di quel sogno da parte degl'indovini: "O re, le cose che nella vita gli uomini sogliono fare, le cose che pensano, curano, vedono, e che da svegli compiono e alle quali s'affaccendano, non c'è da meravigliarsi se accadono a qualcuno in sogno; ma in una circostanza così straordinaria non senza motivo le visioni si presentano. Sta dunque attento, che colui che tu stimi sciocco al pari di una bestia, non abbia una mente munita di ingegno, al di sopra del gregge, e non ti sbalzi dal trono."
XXIX
60 "Ma molti sogni son falsi." Piuttosto, forse, sono per noi di difficile comprensione. Ma ammettiamo che ve ne siano di falsi: contro quelli veri che cosa diremo? E risulterebbero veri molto più spesso se ci disponessimo al sonno in perfette condizioni. Ora, ripieni di cibo e di vino, vediamo in sogno cose alterate e confuse. Rammenta le parole di Socrate nella Repubblica di Platone. Egli dice: "Poiché nel sonno quella parte dell'anima che appartiene alla sfera razionale è assopita e debole, quella invece in cui risiede un istinto ferino e una rozza violenza è abbrutita dal bere e dal cibo eccessivo, questa si sfrena e si esalta smoderatamente mentre dormiamo. Ad essa, perciò, si presentano visioni d'ogni genere, prive di senno e di ragionevolezza: si ha l'impressione di unirsi carnalmente con la propria madre o con qualsiasi altro essere umano o divino, spesso con una bestia; di trucidare addirittura qualcuno e di macchiarsi empiamente le mani di sangue; di fare molte altre cose impure e orrende, senza ritegno né pudore.
61 Ma chi, conducendo una vita e una dieta salubre e moderata, si lascia andare al sonno quando quella parte dell'anima che partecipa della ragione è attiva e vigorosa e saziata dal cibo dei buoni pensieri, e l'altra parte dell'anima che è alimentata dai piaceri non è né sfinita dalla fame né gravata da troppa sazietà (l'una e l'altra di queste due condizioni, o che l'organismo sia privo di qualcosa o che ne sovrabbondi, suole offuscare l'acutezza della mente), e infine anche la terza parte dell'anima, nella quale risiede l'ardore delle passioni, è calma e smorzata, - allora accadrà che, essendo tenute a freno le due parti intemperanti dell'anima, la terza parte, quella del senno e della ragionevolezza, rifulga e si disponga a sognare piena di vigore e di acume: quel tale, allora, avrà nel sonno apparizioni tranquille e veritiere." Ho tradotto proprio le parole di Platone.
XI
27 Il genere naturale, invece, opinavi che fosse prodotto e, per così dire, prorompesse o dall'esaltazione della mente o dall'anima svincolata dai sensi e dalle preoccupazioni durante il sonno. Hai poi fatto derivare la divinazione in generale da tre principi: dalla divinità, dal fato, dalla natura. Ma, non riuscendo a spiegare nulla di tutto ciò, ti sei difeso adducendo una mirabile quantità di esempi immaginari.

2.5 Da “La via del sogno nella Bibbia” (nota 2)

-"Ma Iddio apparve di notte in sogno ad Abimelec e gli disse: "Ecco tu morirai a causa della donna che hai preso, perché essa è già sposata". (Genesi, 20,3)
-"E sognò: gli apparve una scala, che, appoggiata sopra la terra, con la cima arrivava al cielo; e per essa gli angeli di Dio salivano e scendevano". (Genesi 28, 12) È la famosa visione avuta da Giacobbe.
-"Ma Iddio apparve in sogno di notte a Labano, l'Arameo, e gli disse: "Guardati dal parlare a Giacobbe né in male né in bene". (Genesi, 31, 24)
-"Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli. Egli disse loro: "State a sentire il sogno che ho fatto: noi eravamo in mezzo al campo a legare i covoni, quand'ecco il mio covone si alzò e stette ritto; i vostri covoni invece gli si misero intorno e s'inchinavano al mio...Fece poi un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, con queste parole: "Ecco, ho avuto un altro sogno: il sole e la luna e undici stelle s'inchinavano dinanzi a me". Lo raccontò poi anche a suo padre (Giacobbe), come aveva fatto ai suoi fratelli" (Genesi, 37, 5-7),
-"Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo sappia interpretare. E Giuseppe disse loro: "Le interpretazioni non appartengono a Dio? Deh, raccontami il sogno. E allora il capo coppiere raccontò il suo sogno a Giuseppe..."
(Genesi 40, 8-9). È il sogno del capo coppiere del Faraone.
-"Due anni dopo Faraone ebbe un sogno: gli pareva di essere in riva al Nilo; e dal fiume salivano sette vacche di bell'aspetto e grasse che si misero a pascolare nella giuncaia. Dopo di esse, altre sette vacche salire dal Nilo brutte e magre e si fermarono accanto alle prime sulla riva del fiume" (Genesi, 41, 1-3)
-"E (Dio) disse loro: "Ascoltate bene le mie parole: se vi è tra di voi un profeta, Io mi faccio conoscere a lui in visione, Io parlo con lui in sogno" (Numeri 12, 6).
-Ora gli anziani di Moab vennero da Baalam ed egli disse di restare quella notte per avere la risposta. Ora Dio venne da Baalam di notte (alcune versioni dicono in sogno) e gli disse di non andare con loro, né di maledire quel popolo perché è benedetto. E anche una delle notti successive (in sogno??) Dio disse nuovamente a Baalam di andare con gli inviati del re Moab, ma di fare solo quello che Lui gli dirà. (Numeri 22,8-20)
-"Gedeone sentì un tale che narrava al compagno un sogno e diceva: "Ebbi un sogno e mi pareva che un pane di orzo, cotto sotto la cenere, rotolasse nel campo di Madian. Arrivato alla tenda, la colpì ed essa si rovesciò a terra in disordine". Il compagno gli rispose: "Questo non significa altro che la spada di Gedeone, figlio di Joas, l'israelita, nelle cui mani Dio ha dato Madian e tutto il suo esercito" (Giudici, 7, 13-14)
-"A Gabaon il Signore apparve di notte in sogno (a Salomone) e gli disse: "Chiedimi qualunque cosa vuoi Io ti dia"...Svegliatosi, Salomone comprese che era un sogno" (I Libro dei Re, 3, 4, 15)
-"...ma Tu m'atterrisci con sogni e con spettri mi spaventi" (Giobbe, 7, 14)
-"Dio parla in un modo e poi in un altro e l'uomo non se ne rende conto: in sogno, in visione notturna, quando il sonno discende sugli uomini" (Giobbe, 33, 14-15)
-"Nel secondo anno del suo regno Nabucodonosor ebbe un sogno che turbò il suo spirito al punto
di non lasciargli più prendere sonno... " (Daniele, 2, 1 e ss)
Deuteronomio 13:1-5 Quando sorgerà in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti annunzia un segno o un prodigio, e il segno o il prodigio di cui ti avrà parlato si compie, ed egli ti dice: «Andiamo dietro a dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuto, e serviamoli», tu non darai retta alle parole di quel profeta o di quel sognatore, perché il SIGNORE, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate il SIGNORE, il vostro Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta l'anima vostra.

2.6 Nuovo Testamento: i sogni premonitori

- Ecco che a Giuseppe apparve in sogno un Angelo che gli disse: - Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere in sposa Maria, perché Quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Lei partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù (Matteo 1, 18).
- Un Angelo apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: -Alzati e fuggi in Egitto e resta là finché non ti avverto, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo (Matteo 2,13).
- Un Angelo apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse - Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese di Israele, perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino (Matteo 2, 20).
 Giuseppe ebbe paura di Archelao al posto del padre Erode. Avvertito poi in sogno si ritirò nelle regioni della Galilea ed andò ad abitare a Nazareth (Matteo 2, 22).

2.7 Sogni premonitori attraverso i secoli

I sogni hanno ispirato anche importanti progressi scientifici. Il più celebre fra tutti è la scoperta della struttura molecolare del benzene da parte del chimico Kekulé, che in uno stato di dormiveglia vide gruppi di atomi di grandezze diverse contorcersi come serpenti. L'esatta natura della struttura del benzene sfuggiva finché una sera, quando si addormentò, il suo subconscio prese il sopravvento.

Kekulé afferma di aver smesso di scrivere e di assopirsi. Vide atomi che danzavano vorticosamente attorno a lui. Gli atomi poi hanno cominciato ad organizzarsi in lunghe file e a muoversi come un serpente. Mentre osservava la danza del serpente, vide un’immagine che aveva visto anni prima in un anello nel 1850: il serpente che divorava la propria coda.

Kekulé si svegliò come colpito da un fulmine. Si rese conto in un attimo che il problema su cui aveva lavorato per anni non era stata risolto attraverso lo studio, ma con un sogno.

2.8 Don Bosco ed i sogni premonitori

Don Bosco fece sogni premonitori dai 9 ai 70 anni. Le caratteristiche dei suoi sogni li differenziano in modo importante da altri sogni premonitori, in quanto non avevano necessità di essere interpretati, perché riguardavano eventi di morte dei suoi allievi o di guarigioni, di cui veniva indicata la data precisa dell’evento, oppure previsione di fatti occulti e futuri.

E ben vero che alcuni sogni premonitori di Don Bosco erano una metafora. Ma, a differenza di altri sogni premonitori laici, questi avevano una sequenza logica ed ordinata, ciò che nel sogno non c’è quasi mai; poi li narrava ai suoi allievi durante la preghiera serale oppure lo diceva solo all’interessato per dar modo a questi di prepararsi all’evento preannunciato.

In una sua descrizione di tali sogni si legge che lui stesso era molto semplice nell’esposizione dei medesimi e non assumeva mai toni tali da far cadere dall’alto quanto diceva; cioè non era un esaltato, ma un soggetto umile e che si diceva lui stesso “(…) inetto ed indegno come il falso profeta Baalam, che poi disse eventi veri agli Israeliti. Potrei essere anch’io come lui.” Quindi non abbandonò mai le cautele necessarie ad esternare i suoi “sogni”. La veridicità degli eventi corrispondenti ai sogni premonitori era un sostegno per la sua comunità e per una larga fascia della popolazione. Ricevette anche il consiglio del suo Superiore Papa Pio IX, che gli disse di scrivere i suoi sogni e di pure dirli a chi pensava fosse giusto riferire (nota 9).

Si riporta solo il primo sogno che Don Bosco ebbe all’età di nove anni: “Gesù e la Vergine gli preannunziano la sua missione: era vicino a casa sua in mezzo ad una moltitudine di ragazzi che si divertivano. Alcuni ridevano, altri invece bestemmiavano. Lui si scagliò in mezzo con pugni e parole per farli tacere. Gli apparve un uomo con una faccia luminosa che gli disse di mettersi a capo di quei ragazzi aggiungendo: “Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Parla loro della bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù.” Giovannino tutto confuso rispose che non lo sapeva fare. Improvvisamente risa, schiamazzi e bestemmie finirono ed I ragazzi si raccolsero attorno a Don Bosco. L'uomo luminoso gli ricordò che queste cose non erano possibili con l’obbedienza e con l’acquisto della scienza, e che Lui gli avrebbe dato un maestro, sotto la cui guida diventerà sapiente. Chiese quindi chi era e Lui gli rispose: Io sono il figlio di Colei che tua Madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno. Io non posso parlare con la gente che non conosco e Quello gli rispose di domandare il suo nome alla mamma. In quel momento vide accanto a lui una Donna di aspetto maestoso che gli prese la mano e lo fece guardare attorno: tutti i ragazzi erano scomparsi; al loro posto c’erano capretti, cani, gatti, orsi ed altri animali. Ecco il tuo campo in cui dovrai lavorare, e vide che al posto degli animali feroci comparvero animali mansueti come gli agnelli che correvano intorno. Lui chiese alla Signora di spiegargli tutto perché non capiva e voleva capire e Lei mettendogli una mano sulla testa disse che a suo tempo avrebbe capito. Lui si svegliò con le mani dolenti per i pugni che aveva dato (nota 10).

2.9 Testi di parapsicologia

Numerosi sono pure i sogni premonitori riportati dai testi di parapsicologia (nota 11). È citato nel testo il racconto di una giovane donna rimasta vedova che, dopo due anni dal sogno premonitore, si decise a raccontare l'esperienza conturbante che aveva preceduto un evento mortale: aveva sognato il marito che era andato ad una partita di caccia ed era rimasto ucciso. Siccome era un sogno molto vivido, lo ricordò bene tutta impaurita e chiese al marito se aveva intenzione di andare a caccia, questo gli disse che non aveva in programma una uscita di quelle, oltre al resto la donna aveva paura a dirglielo. Dopo una quindicina di giorni il marito le disse che andava a caccia e lei fu presa dall'ansia di dirglielo o no, aveva paura, implorò anche il marito di non andare a caccia, ma lui la rassicurò che sarebbe stato prudente. Ma il marito fu ucciso dall'amico in un incidente simile a quello sognato.


3. Lo studio dello stato di coscienza modificato del sonno/sogno

Numerose sono state le ipotesi sia scientifiche sia psicologico/interpretative dei sogni, già avanzate da filosofi o cultori delle scienze delle varie epoche e con i mezzi che non andavano oltre l'osservazione e la descrizione dei medesimi e le ipotesi conseguenti, per cui il filone interpretativo ebbe il sopravvento sul filone scientifico fino a quando ci fu la strumentazione idonea ad indagare scientificamente il fenomeno, che però ha ancora alcune lacune soprattutto sul piano interpretativo e psicologico.

Per Cartesio nel 1637 il sonno/sogno rappresenta un luogo dell’irrazionale, delle illusioni; tuttavia queste non sono completamente avulse dalla realtà dell’uomo, che ha vissuto esperienze e poi le ha distorte nel sogno. Nel sogno infatti entrano esperienze recenti e passate come stimolo ambientale cui si aggiunge lo stimolo inconscio e quello proprio del programma biologico medesimo.

Secoli dopo (1900), Freud nell’interpretazione dei sogni parte proprio ancora da questi retaggi; dichiara però che la base da cui emergono i sogni avrebbe quasi sempre una connotazione sessuale, che però non si può esprimere così come si forma: allora sopravviene la coscienza o il censore che dà connotazioni differenti, distorte dalla forma contenuto originari. Queste teorie furono superate ed anche contestate, sebbene durante il sogno dell'umano si abbia l'erezione degli organi erettili.


Nel caso specifico dei sogni premonitori, la Dott.ssa Luise Rhine (1930) del Parapsychology Laboratory di Duke University scoprì che la maggior parte delle esperienze inusuali o paranormali avveniva durante il sogno, piuttosto che non nello stato di veglia, e con una percentuale del 60% della collezione del laboratorio. Suddivise poi questi sogni in

- Sogni realistici: quelli che rappresentavano realisticamente quello che sarebbe successo, e

- Sogni simbolici: quelli in cui l'evento è trasformato in un racconto fantasticato o metafora o informazione figurativa o drammatizzata, tale che richiede poi un'interpretazione (da cui in passato i sognatori e gli interpreti dei sogni).

Questa suddivisione binaria dei sogni premonitori è anche quella dei sogni comuni senza contenuto premonitore.

Nel 1953, Eugene Aserinsky scoprì la fase REM o sogno.

Nel 1976, J. Allan Hobson e Robert McCarley proposero una nuova teoria che cambiò radicalmente il sistema di ricerca, sfidando la precedente visione Freudiana dei sogni come desideri del subconscio che dovrebbero essere interpretati. La teoria di attivazione di sintesi asserisce che le esperienze sensitive sono fabbricate dalla corteccia cerebrale come un mezzo per interpretare i segnali caotici provenienti dalla zona bulbo pontina, da dove partirebbe lo stimolo del dormire.

Le ricerche di Hobson e McCarley nel 1976 suggerirono che i segnali interpretati come sogni hanno origine nel tronco del cervello durante la fase REM.

Comunque, la ricerca di Mark Solms suggerisce che i sogni sono generati nel romboencefalo, e che la fase REM e i sogni non sono direttamente correlati. Solms arrivò a queste conclusioni lavorando su soggetti ospedalizzati e con vari danni al cervello. Scoprì che chi aveva danni al lobo parietale avevano smesso di sognare; questa scoperta era in linea con la teoria di Hobson del 1977.


Mettendo assieme le ricerche di Hobson e Solms, la teoria della continual-activation del sognare di Jie Zhang propone che sognare è un risultato dell'attivazione del cervello e della sintesi allo stesso tempo, poiché il sogno e la fase REM del sonno sono controllati da differenti meccanismi celebrali. Zhang ipotizza che, durante la fase REM, la parte inconscia del cervello è occupata nell’elaborazione della memoria procedurale; nel frattempo, il grado di attività nella parte consapevole del cervello scenderà ad un livello molto basso, come i contributi dal sensorio, che risulterà fondamentalmente disconnesso. Questo spiega perché i sogni hanno ambo le caratteristiche della continuità (all'interno di un sogno) e cambi improvvisi (tra due sogni o nel sogno stesso).

Sulla scia di Aristotele e di vari testi mistici, Stephen La Berge della Stanford University ipotizzò un’interferenza o comunicazione tra i due programmi biologici attivati e disattivati da centri differenti e chiamò sogno lucido il sogno in cui si poteva intervenire con un meccanismo voluto e quindi non appartenente alla fisiologia del sogno: l'idea gli era stata suggerita nel 1970 da un monaco tibetano, che asseriva di poter mantenere vigile la coscienza durante il sonno.

Nel 1942 in Russia il Dottor Vasili Kasatkin iniziò a studiare i sogni dei ricoverati civili e militari in ospedale: registrava i sogni di chi moriva di fame e constatava che chi sognava di mangiare cibi succulenti, ma non riusciva ad assimilarli sempre nel sogno, dopo qualche giorno moriva. Allo stesso modo, chi sognava qualche metafora di una malattia, dopo poco tempo vedeva manifestarsi la malattia prevista.

Dunque c'era una prevalenza dei sogni premonitori di morte o malattia o quant'altro.

Scrisse un libro, “Teoria dei sogni”, sulla base di più di 10.000 sogni registrati e studiati nel suo laboratorio. Nel sogno si “afferma l'avvertimento di quanto succederà; si trasforma in un sogno vivido che indirettamente avverte il soggetto dell'approssimarsi dell'evento stesso.”

“Ritengo possibile la telepatia inconscia, sebbene non ci sono fatti che la dimostrano. In questo momento sono più impegnato coi sogni (premonitori) che possono salvare delle vite umane piuttosto che coi sogni che trasmettono notizie.” Dichiara anche: “il livello della nostra coscienza è dopo il raggiungimento della comunicazione telepatica al nostro subconscio.”

Voleva addestrare i medici a farsi descrivere dai loro pazienti i propri sogni premonitori per individuare se c'era qualche malattia in corso: un allarme rosso lanciato dalla nostra mente che si accendeva durante il dormire.

Nel 1950 Michel Jouvet dimostrò l'indipendenza reciproca dei centri che regolano il sonno ed il sogno.

Ma le teorie sul perché si sogna furono stravolte da Francis Crick e Graeme Mitchinson, che partirono dal presupposto di studiare una rete neurale che si trovava troppo carica di informazioni ricevute che si accavallavano. Un computer impazzirebbe e così anche il nostro cervello/mente deve essere selettivo nell’immagazzinare ed eliminare il sovrappiù, poiché quasi tutte le sinapsi delle reti neurali sono eccitatorie con conseguente instabilità bioelettrica; quindi la soluzione migliore è la disattivazione o il disapprendimento notturno di quanto si è diffuso lungo le reti neurali: i sogni sarebbero le “ombre fuggenti” di reti neurali che disfano quanto sovraccaricato durante la veglia.

Nel 1983, Crick e Mitchinson scrivono che “non si dovrebbe incoraggiare il tentativo di ricordare i sogni poiché in quei frangenti l'organismo tenta di eliminare strutture di pensiero che non servono.” Cadeva così la teoria di Freud e dell’interpretazione dei sogni.

Ma tutto questo doveva subire una radicale smentita: non si sogna solo durante il sogno, ma anche durante il sonno ed anche durante lo stato ipnagogico o pre-sonno. Come dire, voltiamo pagina e riscriviamo tutto daccapo (Bosinelli e Cicogna ed altri, 1991).


Ma già nelle prime edizioni del DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) al paragrafo 307.47 è descritto il
-“Disturbo da incubo” e il “Disturbo da ansia collegato ai sogni”, in cui compaiono sogni terrificanti soprattutto durante il sonno REM, ma anche nel
“disturbo post-traumatico da stress” questi sogni /incubi si manifestano durante la fase 2 del sonno Non Rem. Il “disturbo da terrore nel sonno” con sogni e risvegli insorge durante lo stadio 3 e 4 del sonno Non Rem.

Quindi si può sognare da quando ci si addormenta a quando ci si sveglia, indipendentemente dal fatto che il ciclo sia sincronizzato o non sincronizzato.

La domanda, dopo tutte queste nuove acquisizioni scientifiche, è se si può prevedere o dedurre in quale periodo del dormire può avvenire un sogno premonitore.


4. Il programma biologico genetico del sonno/sogno

Gli esseri umani hanno una caratteristica genetica che li eleva al di sopra della fisiologia degli altri animali: la differenziazione evolutiva più raffinata è il ciclo circadiano del sonno/sogno e veglia sono programmi biologici ben definiti che si susseguono l'uno all'altro, ed il loro funzionamento ha un andamento particolare su tutte le funzioni dell'organismo, funzioni che sono in gran parte “automatiche” o neurovegetative e che seguono appunto un loro ritmo.

Il significato ancora non è ben chiaro, tant'è vero che le teorie sul sonno/sogno sono molte ed in contraddizione le une con le altre. Si conoscono però le varie fasi che staccano il soggetto dallo stato di coscienza della veglia per immergerlo fase su fase nel presonno o stato ipnagogico, sonno, sogno, fino a ritornare allo stato di veglia o stato ordinario di realtà.

Non è stato chiarito se quest'orologio interno che scandisce la variazione di programma è dovuto al cambiamento dell'ambiente, o ad esigenze metaboliche in particolare del cervello, o se è programmato per il secondo, ma risente anche del secondo.

Si sa che esiste un sonno base per molti animali, e persino insetti, ed anche per l'uomo nella prima fase dell'accrescimento uterino, che è:

- il sonno sismico, ovvero sonno a scosse, che non dipende (sembrerebbe) da un particolare programma interno, ma da influenze dell'ambiente esterno.

Poi nell'uomo si vanno differenziando:

- le due fasi principali del sonno/sogno, che sono appunto:

• il sonno o sonno ad onde lente o non-REM e
• sogno o sonno desincronizzato o sonno REM

Quest’ultimo è una fase in cui si ha la successione di immagini mentali che caratterizzano il sogno, ovvero l'uomo visualizza se stesso come attore o partecipe alle sequenze allucinatorie, che dispercepisce con movimenti, ambienti ed altro.

Queste due fasi si succedono per cinque o sei volte nel periodo di riposo ed il sogno diventa sempre più lungo fino a raggiungere il periodo più lungo nel sogno prima della veglia.

4.1 Le fasi del sonno e del sogno: ovvero la fase non-REM o a onde lente e la fase REM o a onde rapide

L’uomo, come molti altri esseri viventi, ha incorporati dei ritmi di funzionamento di molte sue funzioni, soprattutto autonome.

Tali ritmi hanno diversi cicli temporali, a seconda delle funzioni che sono attivate.

I ritmi principali sono detti circadiani, ovvero seguono il ritmo del giorno-notte, ma esistono altri ritmi come quelli ultradiani che si attivano più volte nell’arco della giornata.

I ritmi ultradiani cambiano ogni 90’ e dipendono dalla prevalenza emisferica destra, ovvero dal sistema emozionale, o sinistra, ovvero sistema razionale; questi due sistemi si attivano e disattivano anche durante il sonno/sogno con gli stessi tempi. Il sistema emozionale prevale nel sogno o sonno REM, mentre il sistema razionale prevale nel sonno e le funzioni neurovegetative e contrali si adeguano a seconda della prevalenza emisferica.

Un altro fattore importante è l’ambiente in cui si è immessi: sono stati studiati i ritmi circadiani negli ambienti confinati, come le grotte profonde, e si è constatato un raddoppiamenti dei tempi normali, cioè come se un giorno corrispondesse a 48 ore.

4.2 Lo studio del sonno è abbastanza recente

Nel 1936 si scoprì che l'EEG presentava notevoli variazioni durante il sonno. Infatti, si alternavano delle onde ampie lente ad onde rapide e di basso voltaggio, simili a quelle della veglia e si chiamò il primo caso ritmo ad onde lente ed il secondo ritmo desincronizzato (cioè ritmo beta, come nella veglia).

Nel 1953 si scoprì che nel sogno c'erano onde frequenti e a basso voltaggio, gli occhi dei soggetti si muovevano, al di sotto delle palpebre, con movimenti rapidi (Rapid Eye Movements). Questa fase del riposo, e cioè il sogno, prese il nome di sonno REM.

Nel 1962 venne fatta un'altra scoperta relativa al sonno REM. In questa fase, infatti, si notava un blocco dell'attività motoria prevalentemente dei muscoli facciali. Durante una notte di sonno (che precede il sogno o sonno REM) l'EEG di un soggetto mostra 5 stadi differenti che si alternano più volte e con tempi differenti:

stadio 0: la fase della veglia tranquilla. In una situazione di tranquillità e rilassamento, il tracciato EEG di un soggetto con le palpebre abbassate mostrerà onde a bassa ampiezza ed alta frequenza che denotano la veglia, che verranno interrotte dalle cosiddette "onde alfa" più ampie e più lente; tale stadio è anche chiamato stato ipnagogico, in cui si manifestano immagini mentali, che si riconoscono per tali.

stadio 1: il soggetto si sta addormentando, è nella fase di dormiveglia. Le onde sono a bassa ampiezza e alta frequenza. Viene mantenuto il tono muscolare e gli occhi presentano movimenti lenti.

stadio 2: questo stadio è detto anche sonno medio. È caratterizzato da un abbassamento della frequenza e da leggero incremento dell'ampiezza delle onde e dalla presenza dei cosiddetti "complessi K". I complessi K presentano un cambiamento di direzione verso l'alto, seguito da una deflessione verso il basso dell'onda. Essi vengono anche chiamati per la loro forma "fusi del sonno".

stadio 3: questa fase del sonno si caratterizza per la presenza delle "onde delta", le onde più lente. Le onde delta sono presenti in una percentuale che varia dal 20 al 50 per cento. È un sonno molto profondo dal quale è difficile risvegliarsi.

stadio 4: questa è la fase più profonda del sonno. Le onde delta sono presenti in una percentuale che supera il 50 per cento. Dopo aver passato qualche minuto nello stadio 4 il tracciato dell'EEG mostra un percorso inverso.

I soggetti tornano infatti alla fase 3, alla 2 e alla 1.

Quest’ultimo stadio è però diverso dallo stadio 1 sopradescritto (stadio 1 iniziale). È infatti, caratterizzato dai rapidi movimenti oculari (REM) e da perdita del tono muscolare (stadio 1 emergente o sonno REM). Un ciclo di sonno che va dall'inizio dello stadio 1 iniziale all'inizio dello stadio 1 emergente ha la durata di 90 minuti. Ogni ciclo dura circa 90 minuti, ma all'interno di ciascun ciclo la durata degli stadi è variabile. Durante la notte i cicli presentano una maggior durata dello stadio 1 emergente e una minor durata degli stadi 3 e 4 (chiamati anche sonno delta).

Il sonno dell'adulto: la prima fase è di "sonno lento'; prima leggero, poi sempre più profondo, e dura da settanta a novanta minuti. Poi si entra nella fase di sonno REM, quella “chiamata “dei sogni” (il tracciato encefalografico risulta molto simile a quello di un soggetto sveglio); si potrebbe quasi dire che il corpo, ad eccezione di qualche muscolo del viso e degli occhi, sia "scollegato" dal cervello.

La prima fase di sonno REM è breve (circa 12 minuti); poi c'è una fase di sonno "lento" (settanta/novanta minuti). Man mano che trascorre la notte, le fasi di sonno REM si allungano e il sonno "lento" diventa sempre meno profondo. Queste fasi si rinnovano ogni due ore.

A volte tra le due fasi c'è un breve risveglio di cui non ci si accorge nemmeno, ma che rappresenta una "zona fragile" in quanto basta una leggera stimolazione per svegliarsi.

Il sonno REM rappresenta il 20/25% del totale.

Il risveglio arriva quasi sempre dopo una fase REM ed è stato chiamato stato o stadio ipnopompico.

4.3 Il sonno REM e il sogno

Il sonno REM viene definito anche "sonno paradosso", in quanto in un organismo profondamente addormentato l'attività della corteccia cerebrale è simile a quella della veglia.

Il consumo di ossigeno nel cervello cresce, aumenta il ritmo respiratorio e la pressione cardiaca, il battito cardiaco è meno regolare. Nonostante la mancanza di tono muscolare, possono esserci delle contrazioni al livello delle estremità del corpo. Tutte queste caratteristiche hanno fatto pensare al sonno REM come legato ad eventi emozionali. Proprio sulla base di queste ipotesi sono stati fatti i primi esperimenti per indagare la relazione tra sonno REM e sogni.


5. Ancora scoperte sui meccanismi del riposo

Secondo John Searle, benché il cervello causi gli stati di coscienza, qualsiasi identificazione di tali stati con le attività cerebrali è errata.

Un approccio neurobiologico riduzionista può, al massimo, giungere a trovare “correlazioni” tra stati soggettivi e stati cerebrali, che possono essere in relazione di causalità, ma non di identità. Secondo Searle siamo coscienti esclusivamente della realtà, che giunge alla nostra consapevolezza, sebbene sia il substrato neurobiologico a causare questa consapevolezza.

Grazie ai lavori sul processo onirico effettuati da Solms (1995, 1997) e da Kaplan-Solms (2000), oggi sappiamo che il sonno REM e l’attività onirica appartengono a differenti strutture anatomiche e che i meccanismi fondamentali del sognare non sono regolati dalle strutture cerebrali profonde del tronco encefalico, le quali invece regolano i meccanismi fisiologici del sonno REM, ma da aree del cervello anteriore ed in particolare della parte inferiore dei lobi parietali e di quella medio-basale dei lobi frontali.

Le strutture anatomiche del cervello anteriore interessate al fenomeno della costruzione del sogno sono quelle impegnate nelle funzioni delle emozioni e della memoria: il sistema limbico, comprese le componenti limbiche delle aree frontali e temporali, cioè la giunzione occipito-temporo-parietale, e il sistema delle aree visive.

Quanto esposto vuol dire che il controllo del sogno REM è appannaggio di strutture filogeneticamente più antiche, mentre l’attività onirica ha sede in aree del cervello di più recente sviluppo filogenetico.

Successivamente si è appurato che una certa attività onirica esiste anche in fase Non-REM.

I lavori di Bosinelli (1982), Bosinelli e Cicogna (1991) e Foulkes (1962, 1985) hanno dimostrato la presenza di un'attività mentale del tutto comparabile a quella che si registra in fase REM anche nelle fasi NREM e nell'addormentamento.

Sono sogni che si ricordano meno, o che lasciano talvolta il ricordo di un pensiero piuttosto che di azioni e situazioni complesse come quelle dei sogni in REM.

Secondo questi autori le modalità elaborative nei due tipi di sonno (REM e NREM) sono del tutto simili, il che suggerisce un unico sistema di produzione dell'attività onirica, attivo anche se in misura diversa durante tutte le fasi del sonno.


6. La premonizione come “output” (risposta) ordinario della mente/cervello

Nel 2004 sono stati riportati numerosi studi che riguardavano un’anomala attivazione cerebrale che precedeva uno stimolo emozionale (nota 4).

Le diverse relazioni avvenute presso laboratori differenti avevano un'importanza psicofisiologica non indifferente, in quanto tale attivazione non era giustificata da nessun parametro che la potesse giustificare o spiegare. In questa sperimentazione non c'era nessun accenno al paranormale o alla biopsicocibernetica, sebbene si comprendeva che tale anticipazione era nel futuro dell'evento programmato e quindi le implicanze con la premonizione erano altrettanto evidenti e confermate, anche se necessitano di ulteriori conferme più allargate.

Nella relazione citata si possono seguire i vari passaggi di questa dimostrazione.

In anni recenti, diversi studi hanno osservato un effetto anomalo di tipo anticipatorio in relazione alla presentazione di stimoli emozionali neutri, oppure molto coinvolgenti, a persone (soggetti) qualsiasi. L’effetto in discussione è stato cioè trovato nell’ambito di esperimenti di psicofisiologia “classica”, senza nessun riferimento al paranormale, ed è stato successivamente confermato in diversi studi.

Questi studi sono stati effettuati per esempio da Bierman & Sholte (2003), Bierman & Radin (1998, 2000), Radin (1996), Globish et al. (1999), ed in Italia da Tressoldi (2003). Tutta la letteratura di questi autori è disponibile in inglese.

In un tipico setup sperimentale, ad una persona veniva presentata tramite il monitor di un PC una sequenza di circa 30 immagini, suddivise fra 10 immagini molto stimolanti (emozionali) e 20 neutre, con un ordine di presentazione del tutto casuale.

Contemporaneamente, erano registrati dati psicofisiologici quali la Resistenza Cutanea, la Frequenza Cardiaca, ed eventualmente altre (esempio: l’attività cerebrale, tramite EEG).

La presentazione dello stimolo neutro o emozionale era preceduta da un breve periodo di presentazione di un pre-stimolo molto semplice, per esempio un puntino luminoso sullo schermo del computer, cui seguiva dopo qualche secondo la presentazione di un’immagine emozionalmente neutra oppure molto stimolante, in modalità del tutto casuale.

I parametri psicofisiologici relativi alla frequenza cardiaca, oppure la resistenza elettrica cutanea, erano registrati in modo continuo tramite un opportuno software, che gestiva anche la presentazione delle immagini.  Lo schema di ogni singola prova è qui sotto rappresentato.

Ogni soggetto vedeva 30 immagini con un intervallo complessivo fra ogni immagine di circa 20 secondi.




Schema singola prova (detto trial, in inglese)

Quello che si ottiene normalmente, è una ovvia maggiore attivazione emozionale (centrale e periferica) per gli stimoli emozionali forti rispetto a quelli neutri, ma si osserva anche una inaspettata anomalia: cioè la baseline (la zona) che precede la presentazione dello stimolo non è uguale per i due tipi di stimoli, in particolare questa baseline è significativamente maggiore per gli stimoli emozionali forti, nonostante che la scelta del tipo di stimolo sia effettuata in modo del tutto casuale immediatamente prima della sua presentazione (gli stimoli che danno l’effetto maggiore, sia assoluto che anticipatorio, sono di tipo erotico).




Questa anomalia suggerisce la possibilità di una forma di precognizione (del tutto inconscia) che modifica in anticipo la risposta emozionale nei circa 3-4 secondi che precedono la presentazione dello stimolo.

Le implicazioni di questa osservazione, se confermata in ulteriori ed indipendenti studi, sono di grande importanza scientifica, poiché un effetto anticipatorio di questo tipo non può essere spiegato nell’ambito delle attuali teorie psicofisiologiche della Coscienza, ma richiede lo sviluppo di nuovi paradigmi che ammettono la possibilità di funzioni precognitive, chiaroveggenti, telepatiche ecc. abbinate al fenomeno della Coscienza, così come sostenuto da molti studi effettuati da anni nel campo della Psicofisiologia, della Parapsicologia e della Biopsicocibernetica.

Lo studio proposto è una replica sostanziale di questo tipo di sperimentazione, da effettuarsi utilizzando circa 30 soggetti, e con uno strumento che consente di registrare tre parametri (resistenza cutanea, frequenza cardiaca, EEG) ed un software sviluppato ad hoc per gestire tutti gli esperimenti e la loro analisi statistica.

Un’analisi accurata delle condizioni sperimentali, della randomicità della presentazione degli stimoli, ed altri possibili artefatti di analisi dei dati, sono stati tutti ragionevolmente esclusi; pertanto al momento questo tipo di fenomeno inatteso manca di una convincente spiegazione nell’ambito della formulazione standard delle teorie neurofisiologiche.

Le implicazioni per la parapsicologia ed anche per la biopsicocibernetica sono importanti: potrebbe essere un tipo di esperimento che dimostra l’esistenza di effetti precognitivi a breve termine, del tutto inconsci, e con uno schema sperimentale del tutto diverso dagli esperimenti classici di precognizione basati su carte Zener o consimili ed anche randomizzati.


7. Ci sono basi neurofisiologiche del sogno premonitore?

Michel Jouvet si pone una domanda molto profonda ed ancora senza una solida spiegazione scientifica: perché durante il sonno compare il sogno? E si potrebbe anche aggiungere: che rapporti hanno i sogni con la coscienza o la consapevolezza?

Jouvet ipotizza che il sogno sia una modalità del nostro corpo/mente per cancellare o archiviare le esperienze della giornata, secondo un codice genetico ben preciso che ci scollega completamente dal sistema nervoso e muscolare dello stato di veglia, non risponde più agli stimoli dell’ambiente, abbassa il metabolismo ed attiva aree cerebrali diverse da quelle della veglia; segue dei ritmi precisi che sono sempre quelli, ma riguardo ai contenuti del sogno le spiegazioni sono molteplici, non hanno un supporto neurobiologico e sembrano dipendere unicamente dalla mente.

Nell’esposizione del ciclo del sonno/sogno e nelle varie forme dei sogni “modificati” e studiati ultimamente da studiosi, come

- il sogno lucido ed
- il sogno premonitore od
- il sogno ad occhi aperti od
- altre varianti

emergono delle considerazioni molto importanti, che potrebbero restare ancora nell’ombra, per quanto riguarda una spiegazione scientifica e sono le seguenti.


Nel sogno lucido, mediante addestramento (MILD, Mnemonic Induction of Lucid Dreaming oppure WBTB, induzione per risveglio e riaddormentamento, oppure ancora Wake Back To Bed, che sembrerebbe il metodo più semplice), si possono inserire dei dati che ad un esame clinico strumentale si evidenziano durante il sogno (La Berge): dunque, sebbene il sonno/sogno sia un programma biologico ben preciso, esso è suscettibile di essere in qualche modo guidato da un addestramento e quindi si può entrare nel sogno con dei segnali prestabiliti.

Come dunque si possono inserire dei dati prestabiliti, ci può essere un inserimento di dati “spontanei” o che sfuggono attualmente ad ogni nostra ipotesi o tesi?

Questi dati appartengono al mondo fisico psichico e le proprietà interpretative dell'uomo li leggono durante l'assenza della nostra coscienza vigile, o almeno quando la nostra coscienza vigile si interfaccia con i vari periodi del sonno e del sogno, nelle fasi di affioramento dello stato di coscienza reale e tali da poter svegliare il soggetto e renderlo partecipe dei dati stessi; ciò avverrebbe appunto perché tali dati non appartengono ai meccanismi genetici del sonno/sogno e c’è stato invece un messaggio o un allarme rosso messo in atto dal nostro organismo sulla base di messaggi interumani, che possono viaggiare con le connessioni tra i neuroni specchio dei soggetti che li inviano e che li ricevono.

Rimane poi un dubbio: i sogni di Don Bosco non erano di questo tipo; erano chiari, erano poi raccontati alla sera ai ragazzi per loro edificazione e meditazione e non ingigantivano per nulla il ruolo di don Bosco. Si può affermare che provenivano da altre fonti, di cui un sensitivo non può disporre, ma che Qualcun Altro usa nei riguardi del soggetto ricevente con una specie di neuroni specchio non ancora identificati e che potremo anche non scoprire?

Si vogliono qui ricordare i sogni premonitori già citati in relazione agli studi condotti negli anni ’40 dallo scienziato russo Vasili Kasatkin: il medico che durante la guerra curava gli ammalati di vari reparti dell'ospedale. Nel suo diario troviamo scritto “oggi ho registrato 485 sogni di fame riferiti da 102 persone che sono tutte morte. In base all'intensità del sogno sono in grado di stabilire se uno sopravviverà o morirà.” In un suo libro, il medico Kasatkin, oltre ai sogni di fame, descrisse, come già anticipato, anche degli altri strani sogni: alcune persone gli raccontavano dei sintomi lampanti o meno evidenti di malattie, che poi effettivamente subentravano in quelle persone. A quel punto il medico si chiese se quell'allarme rosso, che sembrava essere inviato da centri non meglio specificati alla memoria della coscienza durante il sonno/sogno, era una realtà da studiare.
Il già citato libro di Kasatkin, “Teoria dei sogni”, era usato negli allora istituti di psichiatria e psicologia locali. Egli cercò anche di addestrare i medici ad ascoltare i sogni dei loro pazienti che riportavano delle premonizioni senza stimolare in loro tale proprietà. Definì quei sogni premonitori “sentinelle dell'organismo che sorvegliano la nostra salute e che mentre noi dormiamo hanno un ruolo difensivo importante”.

Certo questi sogni non corrispondono in nessun modo a quelli riportati nella Bibbia o da Don Bosco, in quanti questi, per il loro contenuto e la loro definizione, non ammettevano interpretazioni particolari e riguardavano situazioni importanti non per la vita del singolo sognatore ma di altri.

I sogni dell'antichità, e sogni riportati anche attuali a contenuto laico e non religioso, alcune volte devono essere interpretati, poiché lo stimolo ricevuto attraversa vie cerebrali che danno una risposta analogica che va ridimensionata.

Quindi c'è sogno premonitore e sogno premonitore: si tratta comunque sempre di un allertare il soggetto su circostanze che sono ancora nel futuro, anche se immediato.

Se poi si confrontano queste caratteristiche con quanto affermato da Crick e Mitchinson sul significato dei sogni emergono stridenti differenze.

Questi autori operano sulla scia di D. Hebb, che postulava che quanto più forti sono le connessioni interneurali (nota 12) tanto più forte è l'engramma che codifica o immagazzina.

Come già anticipato, gli autori sottolineano che, siccome esiste un limite all'immagazzinamento, l’uomo, che durante la veglia è in stato quasi continuo di eccitazione e di sovraccarico informativo, può risentire di un tilt delle strutture cerebrali. Degli esperimenti eseguiti con un computer dimostrarono che il computer impazziva, il che suggerisce che le reti neurali non possono ricevere un sovrappiù di informazioni, per cui si rende necessaria una cancellazione delle informazioni superflue che, come già detto essi chiamarono “disapprendimento o apprendimento inverso” durante il riposo. Di qui la definizione dei sogni quali “le ombre sfuggenti di reti neurali che disfano invece che mettere assieme e di immagazzinare e quindi strutture che l'organismo sta tentando di cancellare”. Di qui anche l’invito, negli articoli pubblicati nel 1983, a non ricordare i sogni, se no le nostre reti si sovraccaricano, vanno in tilt.

Con la caduta delle le strutture costruite da Freud e collaboratori, venivano rinforzate teorie di J. Allan Hobson e R. W. Mc Carley, secondo le quali i sogni non sono lo spettacolo principale del sonno/sogno, ma un riempitivo di scarsa importanza per tenere tranquillo l'uomo, mentre avvengono delle importanti modificazioni a livello di memorie neuronali.

In breve Freud aveva torto perché, oltre al resto, i sogni traggono la loro energia dalla scarica spontanea di neuroni e non da una “libido” repressa.

Oltre al resto, rimarcò R.W. McCarley, i sogni hanno la tendenza a frammentarsi e a non finire la storia cominciata, e questo perché, quando dei neuroni si sono scaricati, un altro gruppo di neuroni si appresta a scaricarsi e quindi si avvia un altra sequenza del teatro mentale.

Sfuggiva però, in tutte queste teorie, un elemento che faceva quasi da osservatore nascosto (Hilgard): la coscienza.

Nel 1980, Gordon Globus si occupò della coscienza durante il sonno/sogno e dichiarò che l'oggetto dei sogni non è una versione scadente di messaggi sensoriali depositati nella sottocorteccia di lavoro, o “sporca”, ma una versione originaria, per cui la percezione dello stato di veglia e quella del sogno non sono sostanzialmente diverse. Egli dice: “È biologicamente assurdo che l'evoluzione si biforchi bruscamente in due forme distinte con meccanismi diversi al suo vertice: la coscienza umana e quindi la percezione diurna, e la dispercezione notturna. Si tratta di un fenomeno assai più complesso; diamo sempre per scontato che il nostro cervello può trasformare e analizzare lo stimolo, mantenendo il messaggio originario, mentre invece non è così.”

Come Husserl ricercava una conoscenza trascendentale, assolutamente certa, per spiegare la mente, così il duo inscindibile è il cervello/mente. Uno non funziona senza l'altra, e l'attuale neuroscienza ha una concezione molto povera o troppo fisica della coscienza. Così la sua teoria è che tutti i mondi che noi percepiamo potrebbero già esistere nel cervello/mente a priori, cioè provenire da una biblioteca infinita, ed il cervello sotto input può scegliere un particolare libro che però è già incorporato nel nostro patrimonio genetico.

Bergson afferma che il nostro cervello è come un imbuto o rubinetto che regola gli stimoli, ma tutte queste semplificazioni ed ottime spiegazioni per non passare dallo scientismo allo spiritualismo sono ancora in cammino.

Molte culture che definiremmo del “terzo mondo” vedono nei sogni una realtà separata dalla vita di ogni giorno: durante la notte si comunica con gli dei, con gli spiriti, con gli antenati defunti.

Potemmo concludere dicendo che quindi siamo ancora con Alice nel Paese delle Meraviglie, dove Alice si chiedeva se avesse sognato il Re Rosso o se fosse lei a trovarsi nel sogno del Re Rosso.


8. Bibliografia consultata

1) Traduzione di Senofonte, Anabasi (©Studentville.it)
Traduzione di Cicerone, Della Divinazione (©Studentville.it)
2) Nicola Michele Campanozzi - Articoli
Il sogno premonitore ... La 'Via del Sogno' nella Bibbia
Il sogno e la sua interpretazione Biopsicocibernetica.
I limiti della conoscenza umana/2
www.campanozzi.netsons.org/index.php?
3) William Giroldini, progetto di ricerca “Anomala attivazione cerebrale anticipatoria dopo stimolo emozionale”14/12 / 2004
4a) Bierman D., Radin D. (1997) “Anomalous anticipatory response on randomized future conditions”, Perceptual and Motor Skill, 84, 689-690
4b) Bierman D., Radin D. (2003) “Anomalous unconscious emotional responses: Evidence for a reversal of the arrow of time”. To appear in Tuscon III: Towards a science of consciousness, MIT Press.
4c) Globisch J., Hamm A.O., Estevez F., Ohman A. (1999) “Fear appears fast: temporal course of startle reflex potentiation in animal fear subjects”, Physiology, 36, 66-75.
4d) Radin D. (1997) “Unconscious perception of future emotions: an experiment in presentiment”, Journal of  Scientific Exploration, 11(2), 163-180.
4e) Radin D. (2000) “Evidence for an anomalous anticipatory effect in the autonomic nervous system”, Boundary Institute
5) Mauro Mancia (2009) “Psicoanalisi e Neuroscienze: un dibattito attuale sul sogno”
www.psychiatryonline.it/ital/mancia.htm
6) A di Quirino Zangrilli (2005) Il sogno: memoria filogenetica del modello cibernetico della mente, Estratto della Relazione tenuta dall'Autore al Convegno "Alle Origine del Sogno" tenutosi a Frosinone nei giorni 10-11 marzo 2005
6b) BOSINELLI M., CICOGNA P.C. (a cura di): Sogni: figli di un cervello ozioso, Bollati Boringhieri, Torino, 1991
7) JOUVET M.: La natura del sogno, Theoria, Roma, 1991
8) HOBSON J.A.: La macchina dei sogni, Giunti, Firenze, 1992
9) Pietro Zerbino, I sogni di Don Bosco, edizioni Elledici 1988
10) B.Lemoyne ed AAVV, Memorie Biografiche di Don Bosco, ediz 1898/1948
11) J.LeDoux, Il cervello emotivo, Mondadori 1996
12) J Hooper, D.Teresi, L'universo della mente, CDE Milano 1986
13) R. Broughton, Parapsicologia, Ediz. Sperling e Kupfer, 1994
14) H.Gris, William Dick, La parapsicologia in URSS, Rizzoli 1981
15) AAVV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Text Revision, Masson 2000
16) Stephen La Berge, Sogni coscienti (1988), Armenia editore

Le immagini mentali che accompagnano le trance estatiche (14.12.2010) - Mental Imagery Accompanying Ecstatic Trance (14 December, 2010)

Rievocazione con registrazione poligrafica delle sue esperienze estatiche alle Ghiaie di Bonate di Adelaide Roncalli a. 50 a Milano - P.zza San Nazzaro, il 04/05/1988


1. Incontro a casa di Adelaide Roncalli a Milano

In data 04/05/1988 di mattino mi sono recato alla chiesa di San Nazzaro a Milano, dove a Mons. Giacometti e Don Sessa, consacrati Cattolici già conosciuti e con cui si collaborava per le fenomenologie apparizionali, ho chiesto di poter incontrare la sig.ra Adelaide Roncalli che abitava, all'epoca, in quella piazzetta di fianco alla Chiesa.

Avevo portato con me un poligrafo (Lafayette Ambassador) per ogni evenienza, volendo applicarlo, se la signora Adelaide permetteva, per una registrazione psicofisiologica circa la rievocazione dei fatti apparizionali del 1944 avvenuti presso la frazione Ghiaie di Bonate (BG) nel 1944, all'età di sette anni. La signora abitava verso gli ultimi piani di un condominio a fianco alla Chiesa.

Mi ha accolto con una certa perplessità, sebbene sapesse della visita dal parroco della Chiesa di San Nazzaro, ma è stata subito tranquillizzata che era solo una visita di cortesia e che si era interessati a sapere qualcosa circa i suoi attuali ricordi emozionali dei fatti apparizionali del 1944 in cui era stata coinvolta e di tutto quanto era successo anche dopo questi fatti.

Avuto il suo consenso, che mi ha dato dopo aver chiesto anche il parere di sua sorella presente, si è iniziato a chiederle delle informazioni generali sul come viveva ora, e lei ha risposto che faceva l'infermiera all'ospedale vicino con turni giornalieri.

Le si è chiesto se lavorava anche di notte e lei ha detto che di notte, abbastanza spesso, andava ad assistere all'ospedale qualche ammalato grave a titolo di volontariato.

Al che le ho chiesto quando dormiva, poiché aveva anche una famiglia che la impegnava, e quindi non era indifferente anche l'attività casalinga oltre al lavoro, e lei mi ha risposto che cercava di assolvere anche ai suoi doveri familiari.

Il suo parlare era molto modesto, come pure il suo atteggiamento; non si dava alcun contegno di superiorità e rispondeva alle domande con sveltezza, senza pensarci molto e senza cambiare tono di voce, che era normale; anche la sua mimica facciale era consona ai discorsi, quasi sempre con un mezzo sorriso su tutto il volto, cioè non asimmetrico; i suoi occhi erano sempre rivolti verso il proprio interlocutore anche se talvolta si spostavano in alto a destra, per ricordare meglio quanto stava esponendo; la postura non era rigida, né flessa, ma abbastanza diritta, il mento non in estensione.

Le ho chiesto se permetteva di farle delle domande inerenti ai fatti del 1944 e se potevo registrare con lo strumento che avevo portato le sue risposte; lei ha acconsentito chiedendo anche cosa ne pensava a sua sorella, che ha dato anche il suo benestare.

Si sono messe a ridere perché, non si aspettavano questa registrazione, che però Adelaide ha accettato di buon grado.

2. La definizione di immagini mentali

La definizione di immagine mentale non è mai stata univoca. Diversi autori hanno dato riscontri differenti, ma si è d'accordo sulla loro natura, e cioè che non sono una rappresentazione del percepito sensoriale (vedi Holt, e poi Pribram, Galanter, Miller, nota 19), ma una rappresentazione mentale anche a carattere parapsicologico (Holt 1964), riferiti anche in particolari stati di stress o, se si vuole, anche biopsicocibernetici. Antonelli descrive 13 tipologie di immagini mentali, tra cui introduce anche l'immagine allucinatoria; secondo Holt quando queste insorgono in assenza di stimoli sensoriali, circostanza a cui Antonelli fa riferimento, nel caso cioè delle “allucinazioni paranormali”, queste sono ben distinte dalle allucinazioni patologiche e che riguardano fantasmi, apparizioni, visioni mistiche. Quindi il tema delle immagini mentali a carattere spiritico o religioso non era disdegnato da quegli autori, che ben si sono guardati dal dare un connotato patologico alla parapsicologia, alla religione e agli stati modificati di coscienza religiosi o laici ed alla biopsicocibernetica.

Secondo Mac Kellar la mente potrebbe elaborare gli elementi offerti dai sensi in modalità indipendenti da quanto offerto e fonderebbe ed elaborerebbe tali elementi dando forme nuove e riorganizzandoli in modo da produrre risultati nuovi (nota 19, pag 5).

In seguito, col cognitivismo e la costruzione di una mente attiva, la percezione e l'immaginazione sarebbero forme della medesima attività mentale o psichica fondamentale, per cui ci sarebbe un continuum (avvicinamento o non distacco) tra queste due attività mentali che sono all'estremo della medesima attività psichica. Queste ipotesi sono state in seguito confermate dall'effetto Perky (Segal 1972), in cui uno stimolo esterno può introdurre un'immagine nel flusso ideativo senza che il soggetto sia consapevole di questo. Molti altri autori si sono interessati all'argomento e le loro conclusioni confermano sempre di più che i limiti tra percezione ed immaginazione possono essere sempre più sfumati, quando non è possibile (Berlyne) tracciare distinzioni precise, per cui si hanno pure comportamenti differenti. Nel 1985 Kitamura accentua il fatto che, mentre le percezioni sono legate allo stimolo esterno, le immagini mentali possono essere modificate dalla mente (attiva) poiché possono essere modificate a piacimento dalla mente stessa (Arieti 1967).

Altri autori, come Neisser (1976), difendono la novità delle immagini mentali come costruzioni di nuovi modelli e non di riesumazione di ricordi passati; quindi percezione e immaginazione possono costruire anche immagini nuove che la mente non aveva nei suoi scaffali.

Esiste, quindi, una certa interdipendenza tra l'immagine mentale e il pensiero, e Piaget riconosce all'immagine non solo una funzione cognitiva, probabilmente anticipatoria del pensiero, ma parla di una polivalenza della medesima in cui le dinamiche emotive si esprimono appunto in un codice immaginativo e che quindi ha un suo ruolo ben preciso nel processo cognitivo ed organizzato, o abilità cognitive superiori (Lorenz,nota 19. pag. 30).

E così il pensiero logico matematico è diventato uno strumento primo del sapere, a scapito di altri codici mentali come le immagini mentali, cui è stato attribuita solo una complementarietà accessoria. Ciononostante, questa attività mentale è stata reintrodotta nella psicologia e psichiatria attraverso le varie tecniche psicoterapeutiche che si basano appunto sulla produzione di immagini mentali.

Inoltre l'immagine mentale avrebbe la proprietà di simulare più velocemente, di dare informazioni nuove (Ahsen 1982) e di interpretare in modo più strutturale il materiale cognitivo della realtà percettiva e quindi di precedere la rappresentazione della realtà esterna e le varie soluzioni operative che poi il processo cognitivo attua.

Si è preferito adottare una soluzione semplificata delle immagini mentali proposta da Richardson ad altre più elaborate, ma più dettagliate e quindi più dispersive, per la questione apparizionale, in quanto (Shepard) conferma che “una delle sorgenti esterne al cambiamento del pensiero sono appunto le immagini mentali ed i processi mentali che comportano”.
Si ricordi che Holt, tra le immagini mentali inserisce quelle “parapsicologiche, di Entità religiose ed altro.

Il quesito personale del sottoscritto era di sapere:

- quale tipo di immagine mentale corrispondesse sia al ricordo degli eventi del 1944 e susseguenti conseguenze dei medesimi.

- sia all'interferenza di tutta quella sequela di soprusi di ogni genere da lei subita in seguito all'Apparizione e

- che differenziazione si sarebbe potuto fare nei riscontri psicofisiologici che sarebbero emersi dal tracciato e quelli di allora di cui esisteva qualche controllo solo clinico, ma non strumentale.

Il quesito scaturiva dalla differenziazione effettuata da Richardson, che aveva dato una classificazione abbastanza esaustiva delle immagini mentali stesse, e cioè (1983):

- Immagini persistenti. Sono le immagini che permangono dopo, cioè quando la stimolazione esterna si esaurisce, come il guardare il sole e dopo guardare una parete su cui apparirà il sole in altri colori o nei medesimi.

- Immagini eidetiche. Un tempo identificate nell'abilità del soggetto di vedere un'immagine mentale che è l'esatta copia di un’esperienza sensoriale originale e quindi un ricordo vivido. Attualmente si preferisce impiegare tale termine per descrivere un'immagine creata volontariamente dal soggetto. Sono più frequenti nei bambini che negli adulti.

- Immagini del pensiero. L'immagine del pensiero è quella che si accompagna alla vita, in quanto si rievoca nella esperienza di tutti i giorni come elemento di ricordi passati, nei processi mentali e verbali della quotidianità ed accompagna anche le azioni anticipatrici del futuro. È cioè quel tipo di immagine mentale che l'uomo ha vissuto esperienzialmente durante l'apprendimento, trasformandola poi in pensiero e nome proprio o categoria di immagini e che quindi rievoca anche in modo inconscio quando dice nomi o categorie di immagini definite appunto con un nome.

- Immagini dell'immaginazione. Queste immagini compaiono quando si ha una diminuzione dell'attenzione verso l'ambiente esterno ed allora le immagini del pensiero cedono il posto al flusso di immagini dell'immaginazione, in cui il soggetto è sempre più assorbito nel contenuto dei nuovi fenomeni che diventano quasi percettivi (prima quindi stati di coscienza discreti – SdC - intermedi tra lo stato di realtà e l'altro, cioè quello modificato di coscienza – SMC -), ed il soggetto diventa sempre meno attivo verso il mondo esterno che non lo sollecita più ed inoltre i centri che attivano lo stato di realtà tendono a disattivarsi ed si attivano altri centri.

Il contenuto delle immagini immaginative può assumere emozioni molto forti, assume caratteri di novità ed originalità fino a che l'immagine può apparire addirittura come fisicamente presente anche su tutti i canali sensoriali.

Se poi il soggetto s’immedesima sempre più in questo tipo d’immagine, si abbassa la consapevolezza esterna (diminuzione dell’OR ovvero riflesso di orientamento), ed il soggetto vive l'esperienza nell'immaginazione come nella realtà esterna sensoriale, per cui:

- il riflesso di orientamento si abbassa fino a scomparire ed

- emergono altre possibilità psicofisiche particolari, come l'anestesia al momento e postuma, la mancata risposta dell' attività elettrica cutanea (EDA) a stimoli tattili, dolorifici ed altro, ed anche fenomenologie inusuali, come la fotostimolazione retinica, che diminuisce la sua risposta, ed una diminuzione generale e non patologica di tutte le risposte sensoriali, senza peraltro alterare i relativi recettori.

Questa classificazione ha il merito di differenziare i tipi di immagine cui va soggetta la mente/cervello umani con i riscontri psicofisiologici che li accompagnano e misurabili qualitativo/quantitativamente sui tracciati poligrafici e strumentali vari.

Si può quindi concludere che le varie trance, tra cui la trance estatica, rientrano in quest'ultima categoria di immagini, i cui contenuti del resto sono spesso assimilabili alle stimolazioni percettive, pur non essendo tali ma ritrovandosi sullo stesso continuum percezione immaginazione.

2.1 Le immagini guida della nostra mente e delle nostre esperienze

Con alcune tecniche immaginative guidate o insegnate si può accedere ad immagini immaginative consapevolizzate, che emergono dal racconto del soggetto che si apre al flusso delle immagini che scorre nella nostra mente/cervello e si sintonizza su di esso ed introduce elementi nuovi, ovvero nuove immagini.

Tale fenomeno, da alcuni autori (Pope e Singer 1978) è ritenuto un fenomeno neuronale, che appunto può essere attivato da tecniche di immaginazione guidata o no ed, in quest' ultimo caso, si hanno immagini inconsapevoli, chiamate anche spontanee, anche se provengono dai ricordi del subconscio o sono appunto nuove acquisizioni del processo cognitivo.

Alcuni soggetti hanno anche caratteristiche psicofisiologiche da verbalizzatori piuttosto che da visualizzatori.

I primi sono coloro che sono abituati a definire le loro emozioni con simboli o parole specifiche, e quindi meno preparati alle emozioni vissute come tali, mentre i visualizzatori sono coloro che elaborano gli stimoli emozionali che ricevono in modo più diretto ed efficiente. I visualizzatori potrebbero essere i soggetti denominati sensitivi, coloro che cioè hanno maggiore sensibilità verso stimoli anche sotto la soglia considerata minima della stimolazione medesima e che quindi elaborano informazioni che gli altri non ricevono; questi soggetti sono anche definiti a “bassa soglia” per il medesimo motivo. A tali abbassamenti della soglia emozionale possono corrispondere manifestazioni esterne che tendono a deconcentrare il soggetto dal mondo esterno, come ad esempio tuoni, lampi ed altri stimoli, che predispongono il soggetto a ricezione emozionale non controllata dalla coscienza; la coscienza che guiderà il soggetto sarà quella dell'esperienza che sopravviene e che G. Lapassade chiama l'Io della trance (anche se considerata differente: transe).

Da diverso tempo sono state avviate terapie cognitivo comportamentali con le immagini mentali, tali da riprodurre situazione del passato e descrivere così le emozioni provate a suo tempo con la loro psicofisiologia dell'epoca; poi subentra l'addestramento ad immettersi in quelle situazione e le strategie per superarle con nuove soluzioni mediate appunto dalle immagini mentali stimolate.

È ben vero che tutte queste tecniche riguardano situazioni stressanti, ma possono essere anche applicate per “produrre nuove immagini che ovviamente non sono più spontanee”, cioè senza evidente stimolo esterno, ma provocate.

Ad esempio, tra le numerose psicoterapie si vuole ricordare gli esercizi superiori del training autogeno (Schultz,1935 e modifiche successive) in cui i processi “meditativi” si basano sulle capacità del soggetto di visualizzare colori, immagini, oggetti concreti ed astratti, scene, persone, entità, ed ecco che la visualizzazione assume un ruolo centrale e si può psicofisiologicamente scivolare dal passaggio della prova di realtà in stati modificati o alterati di coscienza, dove persone, entità immaginate assumono un ruolo principale della visualizzazione stessa.

Tutto questo fa parte della mente attiva, che si trova aldilà della prova di realtà ed è come se stesse vivendo realmente ciò che succede esperienzialmente.

A questo punto è lecito introdurre nelle immagini immaginative anche

- quelle che non riconoscono uno stimolo tra quelli descritti, ma provengono da altre fonti chiamiate “spirituali” e che nel mondo delle religioni si identificano nelle varie Entità ivi presenti (già citato Holt).

È logico a questo punto supporre che tali Entità abbiano un altro tipo di approccio con la mente dell'uomo che le trasferisce negli stessi centri sensoriali per comprenderle, e quindi lo stato di coscienza dell'uomo non è quello della realtà ordinaria, ma di uno stato modificato di coscienza di cui si possono testare pure i parametri psicofisiologici e statisticamente costruire tabelle differenziali con lo stato base della coscienza o realtà ordinaria ed altri stati modificati o alterati.

Si tenga poi presente che ad esempio la Madonna, nel mondo Cattolico, è stata un essere umano reale e storico e, secondo la stessa Chiesa, ancora attualmente reale, sebbene con un corpo “modificato” che stimola sempre la mente umana che la percepisce come se fosse sui canali recettivi sensoriali o più propriamente (come dimostrato) nei centri associativi dei medesimi.

Quindi, se questa Entità reale si manifesta a qualcuno ed ad altri presenti no, è perché nello stato in cui è adesso non cadrebbe sotto l'informazione sensoriale, ma stimolerebbe lo stesso i centri sensoriali che l'accolgono come se fosse reale, e quindi per il soggetto che la dispercepisce è esperienzialmente reale (il cervello/mente non ha altri centri per decodificare ed inquadrare gli stimoli dalla realtà esterna o da realtà che possono manovrare come un interruttore gli stessi centri).

Più sotto la mappa degli stati di coscienza di R. Fischer spiega il ruolo del sistema neurovegetativo a seconda della stimolazione dei suoi due componenti: l'ortosimpatico o sistema di allerta, eccitazione, ed il parasimpatico, o sistema di stato o di diminuzione degli stimoli.



Fig 1. Mappa della varietà degli stati di coscienza dalla percezione all’allucinazione; meglio immagine mentale in un continuum di attivazione ergotrofica (ortosimpatica), a sinistra, e percezione meditazione o ipoattivazione per attivazione parasimpatica in aumento a destra.

La prova di realtà tra lo stato di coscienza della realtà inizia dopo l'ansietà a sinistra e dopo la tranquillità a destra, dove hanno inizio gli stati di coscienza alterati o modificati.

3. Registrazione poligrafica di Adelaide

La registrazione è avvenuta in salotto; Adelaide era seduta su una cassapanca/divano; temperatura ambiente sui 22°. Le si è detto che poteva restare lì dove si era seduta: le sarebbero stati applicati dei sensori che avrebbero registrato le sue funzioni di base, come il respiro costale e diaframmatico, l'attività cardiaca come frequenza e tono vascolare, l'attività elettrica della pelle di base e fasica (cioè di risposta a stimoli di vario tipo, come anche a stimoli interni, cioè ricordi emergenti).

La registrazione è durata all’incirca 16 minuti primi.

Non si avevano ancora dei rotoli di carta millimetrata per detto poligrafo convenzionale a scrittura termica; comunque la registrazione è avvenuta su carta termosensibile.

Dopo circa 2' di stabilizzazione degli elettrodi si è iniziato a farle delle domande nel seguente ordine e lasciando che le risposte potessero essere completate da Adelaide.

Le domande fatte sono state:

- nome e cognome
- quanti anni aveva
- se poteva tornare indietro nel tempo per ricordare quello che era successo ad occhi chiusi
- al paese che era le Ghiaie di Bonate
- l'anno era il 1944
- lei dice di essere agitata perché quei ricordi la agitano per tutto quello che è successo dopo
- le si suggerisce di chiudere gli occhi cosicché può ricordare meglio
- le si chiede della Madonna
- quando l'ha vista
- se la ricorda
- lei dice di ricordare la chiesa di San Giuseppe- le si chiede se riesce a visualizzarla (le avevo spiegato prima cosa era la visualizzazione), proprio sul sasso dove lei stava in piedi o se si vedeva tale)
- lei dice che riesce a “percepirla con la mente” proprio come la vedeva allora
- rievoca la folla che le fa paura ora come allora
- (se ricorda che è stata portata in braccio dai militari)
- molti si spaventavano
- mi sembrava
- non mi sono mai chiesta nulla (se era tutto vero o cosa)
- mi dice la visione che ricomparirà quando lei sarebbe morta (apparizione del 31/05/1944)
- questo ha detto in una apparizione
- lei fuma durante la notte
- le sue due figlie di 14 e 12 anni
- chiedono spesso se l'apparizione è vera
- riguardo a don Cortesi
- nessuna colpa neanche se ha esagerato.

Fine delle domande con risposta registrata.

3.1. Il tracciato poligrafico

Baseline pre-domande:

- Respirazione costale: assente.
- Respirazione diaframmatica: 16' a picchi aguzzi da 25 mm a 8 mm
- Attività elettrodermica: onde fasiche 5 al ' da 35 mm a 5 mm a punta arrotondata, larghezza da 8 a 5 mm
- Attività cardiaca periferica (CAM): la frequenza non è misurabile per artefatti, pletismo o tono vascolare sui 5 mm

Si ricalibrano i sensori con sensibilità a 4 ed a 6:

Respirazione costale assente
Respirazione diaframmatica: treni d'onda puntute larghe da 5 mm a 2 mm in aumento e diminuzione
Frequenza respiratoria sulle 18 onde ', da 25 mm a 15 mm il picco più alto



Fig n. 2 Registrazione poligrafica.

Attività cardiaca periferica: quarta traccia
Attività elettrodermica terza traccia
Respirazione diaframmatica seconda traccia
Respirazione costale non presente traccia lineare


La prima domanda: come si chiama nome e cognome e anni.
- Attività elettrodermica:

L'onda fasica più alta è come sopra al nome, 60 mm larga 10 mm, poi le onde decrescono e diminuiscono di frequenza, si attestano su 25,15, 5mm molto larghe. Un’altra onda sui 15 mm alla domanda quanti anni ha.

- L'attività cardiaca periferica è irregolare per alta sinuosità del baseline che raggiunge curve alte e strette alle varie domande, ma in diminuendo; la frequenza è sui 96', pletismo medio sui 5 mm. Quindi il soggetto è molto in ansia.

- La registrazione si sta stabilizzando, manca sempre la respirazione costale.

Per altri due '

- Respirazione diaframmatica,frequenza 15 ' onde fasiche ampiezza quasi stabile sui 5mm, altezza media da 25 a 15mm; le domande riguardano il paese e il ricordo dell'anno 1944.

- Attività elettrodermica, onde prevalentemente di base sui 6 mm 16 al '; alle due domande corrispondono due onde fasiche di 20 mm e 30 mm e larghe sugli 8/12 mm con sopraslivellamento del baseline.

- CAM frequenza cardiaca media sui 78' che arrivano a 96' alla richiesta di ricordare il 1944, pletismo da 7 mm a 10/15 alla domanda del 1944.




Fig. n. 3 Registrazione poligrafica

Attività respiratoria costale non registrata
Attività respiratoria diaframmatica seconda traccia
Attività elettrodermica terza traccia
Attività cardiaca periferica quarta traccia

Sente di essere agitata e lo dice:

Respirazione diaframmatica sui 17' onde pressoché stabili h 20 mm, larghezza sui 5 mm.

Attività elettrodermica -EDA- due onde di 10 e 20 mm h, larghe 8 e 5 mm.

- CAM baseline arcuato convesso 25 mm, frequenza cardiaca 90', pletismo da 5 a 10 mm.

Al suggerimento di chiudere gi occhi: respirazione due profonde inspirazioni che poi si attesta sui 14', attività elettrodermica onda sui 45 mm arcuata larga 8 mm. CAM pletismo 12 mm, frequenza cardiaca 84'.



Fig. n. 4 Registrazione poligrafica: si varia l'apertura del segnale, continua la registrazione con le parole chiave inserite più sotto il tracciato


1 traccia registrazione respiro costale non presente
2 traccia respirazione diaframmatica
3 traccia attività elettrodermica
4 traccia attività cardiaca periferica.

Alle parole per “percepire meglio il ricordo della Madonna quando l'hai vista”:

- Respirazione diaframmatica: inspirazioni molto alte 6/8 in un minuto e larghe 6 mm alla parola “vista”; 2 onde fasiche in 15” alte 25 mm e larghe sui 7/8 mm arrotondate in punta; EDA pressoché nulla; CAM baseline concavo appuntito sui 30 mm; pletismo 15mm; frequenza 90' e sempre baseline ondulato.



Fig. n. 5 Registrazione poligrafica

Prima traccia non rilevata respiro costale
Seconda traccia respiro diaframmatico
Terza traccia attività elettrodermica
Quarta traccia attività cardiaca periferica

Più sotto le parole dette in tempo reale.


Alle parole da lei dette che la ricorda nella “chiesa di san Giuseppe”, respirazione diaframmatica sempre con onde appuntite alte, EDA pressoché ondulata con una sola onda fasica sui 15 mm, CAM pletismo 18 mm, frequenza cardiaca sui 90/96'. Alla parola “Chiesa” sopraslivellamento sui 10 mm.




Fig. n. 6 Registrazione poligrafica

Sempre quattro tracce, manca l'attività respiratoria costale e qualche artefatto nel tracciato quarto dell'attività cardiaca periferica.

Si chiede di visualizzare la Madonna o lasciare arrivare alla mente la di Lei immagine: respirazione diaframmatica, 12' onde alte appuntite da 25 mm a 10mm, EDA con onde piccole baseline mosso, CAM baseline ondulato costante, frequenza cardiaca 84', pletismo 15/20 mm stabile.

- “Riesco a vederla mentalmente” quindi non la visualizza, ma la ricorda: respirazione diaframmatica. Baseline sopraslivellato, tre onde in crescendo, un’onda pluricrota di 10 mm di ampiezza e 50 mm di altezza, poi il baseline ritorna normale, le onde fasiche sui 25//30 mm di altezza, larghe circa 4 mm, e questo fino a paura per la folla.

EDA dopo una prima onda larga 10 mm ed alta 25 mm e per 60” il baseline resta quasi piatto, CAM baseline ondulato con escursioni sui 10mm, frequenza cardiaca 84', pletismo sui 15 mm ,dopo 30' il baseline è a lieve ondulazione, la frequenza cardiaca sugli 84' ed il pletismo su 15 mm.

- Paura folla durante l'apparizione

La respirazione diaframmatica diminuisce in altezza, piccole onde arrotondate sui 5/10 mm, frequenza 12 ', EDA “folla” onda alta 30 mm larga 8 mm arrotondata e lo stesso durante la parola “apparizione”, CAM pletismo sui 10 mm, frequenza cardiaca sugli 84/90'.

- “Fuma durante la notte” Respirazione diaframmatica molto diminuita onde fasiche 5/10 mm h, larghe da 4 a 3 mm, sui 18'.

EDA un’alta onda fasica 55 mm (la più alta del tracciato), poi il baseline è ondulato, CAM 84' frequenza pletismo 10/112 mm, baseline quasi piatto. Artefatti.



Fig. n. 7 Registrazione poligrafica: si può notare che inizia a comparire l'attività respiratoria costale, mentre nella seconda traccia le onde si allargano perché Adelaide risponde (onda e sega), l'attività elettrodermica non ha più onde fasiche alte, se non alla domanda su don Cortesi.
- “le sue figlie di 14 e 12 anni le chiedono se l'apparizione era vera”

Respirazione diaframmatica quasi regolare, tre onde alte 12 mm larghe 5 mm, poi piccole e medie onde, frequenza 18', EDA baseline leggermente ondulato per 60”, CAM baseline ondulato all'inizio convesso, pletismo sui 12/15', frequenza cardiaca 84'.

Ricordare “don Cortesi”: compare respirazione costale con un’onda medio alta ed un'onda diaframmatica oltre 50 mm, EDA onda larga 10 mm, alta 25 mm a punta arrotondata, incremento e decremento allargato, CAM sobbalzo del baseline, il pletismo resta sui 12 mm la frequenza sui 78'. Artefatti specie nel CAM.




Fig. n. 8 Registrazione poligrafica

Le parole “don Cortesi” suscitano allerta in tutte le tracce, mentre poi c'è un ritorno ad un tracciato meno emozionale alle parole “neanche se ha esagerato”.
- Nessuna colpa neanche se ha esagerato –


- Respirazione diaframmatica dopo un'onda pluricrota alta 50 mm e larga 25 minuti secondi seghettata, poi riprende respiro regolare con onde alte 8 mm; riprende anche la registrazione delle onde costali molto basse; EDA improvvisa di 25 mm e larga 8 minuti secondi con due piccole onde fasiche di 10 e 5 mm dopo 12 “, baseline CAM acuto sopraslivellamento 40 mm della durata di 5 minuti secondi, poi si stabilizza, frequenza cardiaca 90' poi 72', pletismo 15,10,12 mm.

4. Commento conclusivo del tracciato e conclusioni del medesimo

È molto importante per una lettura emozionale dei ricordi e quindi anche di come viveva nel 1988 gli eventi del 1944 Adelaide Roncalli, ricordare quanto scrisse davanti ad un notaio assolutamente convinta di aver “percepito” la Madonna, Entità della religione Cattolica.

Il 20 febbraio 1989 dichiarò quanto segue:





"Io sottoscritta Roncalli Adelaide nata a Ghiaie di Bonate Sopra (Bg) il 23 aprile 1937, nel quarantacinquesimo anniversario torno a dichiarare, come già più volte ho fatto in occasioni precedenti, che sono assolutamente convinta di aver avuto le Apparizioni della Madonna a Ghiaie di Bonate dal 13 al 31 Maggio 1944 quando avevo sette anni.

Le vicende da me dolorosamente vissute da allora, le offro a Dio ed alla legittima Autorità della Chiesa, alla quale sola appartiene di riconoscere o no quanto in tranquilla coscienza e in sicuro possesso delle mie facoltà mentali ritengo essere verità.

In fede, Adelaide Roncalli

20 febbraio 1989
.”


Se leggiamo con attenzione quanto scritto dopo 45 anni, si notano parole molto importanti per i vissuti emozionali e le esperienze di stati modificati di coscienza di Adelaide Roncalli all'epoca.

Sono assolutamente convinta”: non ci sono incertezze di aver vissuto un'esperienza particolare e di aver percepito la Madonna, che le parlava e le dava messaggi da riferire. I suoi ricordi sono sempre gli stessi: non ha dubbi o ripensamenti volontari o distorsioni dei ricordi medesimi.

Le vicende da me dolorosamente vissute (…)”: si apre qui il capitolo che accompagna molte volte queste persone con esperienze di stati modificati di coscienza: non sono credute, le istituzioni non vogliono saperne.

Subentrano esperti che non sono esperti, come il prete Don Cortesi che la tallonava sempre e che voleva mettere tutto a tacere al più presto, con l'aiuto di suore manesche che l'hanno picchiata, con un finto funerale vissuto sotto un sudario e tutta quella sequela che ha dovuto subire sempre nell'ambito religioso cattolico. Il dolore c'è ancora, il sopruso del biglietto imposto da scrivere sotto dettatura è ancora presente ed anche verosimilmente alcuni atteggiamenti del medesimo (la risposta poligrafica alla menzione di Don Cortesi è la massima di tutto il tracciato).

Si sa che queste persone, dal momento che auto-affermano di dispercepire un'Entità come la Madonna, finiscono la loro vita privata e sono esposte a qualsiasi giudizio positivo o negativo, oltre a comportamenti dello stesso calibro; diventano personaggi pubblici e quindi suscettibili di subire qualsiasi “vicenda” emozionale positiva o negativa.

“In tranquilla coscienza e in sicuro possesso delle mie facoltà mentali”: è una continuazione della prima affermazione. Ha subito ingiustizie di ogni tipo: violenze psicologiche e fisiche. Perciò la sua coscienza è tranquilla, non ha nessuna emozione causata da angosce per “aver visto” non completamente bene (riferimenti molto comuni anche nei veggenti ufficializzati dalla medesima Chiesa cattolica) e quindi aggiunge che è in possesso delle sue facoltà mentali: la logica del suo pensiero è coerente, precisa, non falsificabile e la conseguenza di tutto quanto scritto è che per lei sono realtà sensoriale tutti gli eventi apparizionali del 1944, fino all'allontanamento notturno dal convento dove voleva dedicarsi alla vita religiosa.

Adelaide vive ancora quei momento “dolorosi” che ancor all'atto notarile fanno male, sebbene siano trascorsi 45 anni.

4.1 Screening della registrazione e valutazione delle risposte psicofisiologiche

La registrazione è stata eseguita all'improvviso, senza una richiesta preventiva ad Adelaide, che non se l'aspettava di sicuro; sapeva solo di una visita che le era stata preannunciata da don Sessa della vicina Chiesa di San Nazzaro.

Non è una prova conclusiva come potrebbe essere una registrazione col poligrafo usato come lie detector, anche perché non si è soliti usare questo tipo di registrazione (Prova delle bugie) su chi ha subito un evento, perché solo una menzogna volontaria darebbe dei risultati attendibili.

D’altro canto, anche chi può aver subito un evento che non rientra in determinati ambiti religiosi/emozionali (come attivazione emozionale specifica da Entità), può essere attivato anche da stimoli psicofisiologici di immagini mentali che possono sembrare “spontanee”, o sono attivate da pregressi ricordi che danno in seguito e in particolari circostanze uno stato modificato di coscienza con immagini che il soggetto percepisce (dispercepisce) come esperienziali e per lui/lei “reali” della realtà esterna, poiché proiettate all'esterno dal cervello/mente.

In altri stati modificati di coscienza come i sogni, il soggetto è programmato per un particolare stato fisiologico (già geneticamente programmato) che contempla anche la partecipazione attiva nel teatrino mentale del soggetto stesso, dopo essere passato attraverso un altro stato modificato della coscienza che è il sonno, dove potrebbe avere una serie immagini mentali attivate dai ricordi recenti e passati, come nel sogno che è distinto dal sonno.

Adelaide stava giocando e raccogliendo fiori con tre amichette, poi (innesco dell'evento):

- non rispondeva più, assente, immobile, pallida non giocava più, non rispondeva alle chiamate (entra nello stato modificato di coscienza con attivazione ortosimpatica perlomeno media o iper)

o e l'amichetta Palmina corse dalla mamma di lei gridando che Adelaide era: “morta in piedi”, cioè isolata dall'ambiente esterno,con evidente assenza dell'OR, ovvero riflesso di orientamento; non c'erano più stimoli dell'ambiente esterno e verosimilmente in iperestensione della postura con rigidità muscolare.

o (e che viveva una sua esperienza soggettiva che aveva oggettivizzato cioè proiettato nell'ambiente esterno per il comportamento che aveva assunto).

Non si vuole in questo contesto poligrafico rievocare i vari passaggi ambientali e comportamentali da un pre-evento all'evento e dopo, con quanto è già stato scritto da storiografi citati in bibliografia contemporanei o successivi agli eventi.

Tabella registrazioni frequenza cardiaca durante gli stati di trance estatica di Adelaide Roncalli alle Ghiaie di Bonate (Bergamo) 1994


GIORNI
BASALE 1
PROTO ESTASI
DURANTE ESTASI
DOPO ESTASI
BASALE 2
19/05/1944
70
85
72
72
72
20/05/1944
70
88
70
70
70
21/05/1944
70
80
70
72
-
29/05/1944
70
80
70
70
-
30/05/1944
84
120
84
75
75
31/05/1944
(ril. Maggi)

110

116

107

74

74
31/05/1944
(ril.Cazzamalli)

100

118

108/74

74

74


Si sono già citati, in diversi testi, alcuni riscontri psicofisiologici osservati allora nelle successive apparizioni/visioni come

- l'anestesia prima, durante e dopo (testi in bibliografia) desunti dall'esame clinico in situ eseguito dalla dott.ssa Eliana Maggi:

o alla frequenza cardiaca clinicamente accertata ed in parte assieme al dottor G. Loglio (quest'ultimo ha fatto soprattutto parte anche della Prima Commissione medica per la documentazione dei “miracoli” avvenuti alle Ghiaie), quasi sempre presente sul campo;

o A differenza dello Psichiatra Cazzamalli, che presenziò una sola volta alle apparizioni/visioni e scrisse una lunga relazione medico psichiatrica dove nel paragrafo Vita Affettiva descrive le tendenze etiche della bambina ed

o al paragrafo E (Giudizi Morali) dà parere professionale in una disciplina non di sua pertinenza, cioè un campo non suo, trattando di giudizi morali, non di pertinenza di uno psichiatra, ma di un operatore spirituale, e quindi deontologicamente poco corretti.




Le due tabelle mostrano la frequenza cardiaca di Adelaide durante i vari momenti delle su trance estatiche: nella seconda è stata fatta una doppia registrazione da due medici in contemporanea (Maggi, Cazzamalli).

4.2 Valutazione della registrazione poligrafica

Si sono ristretti i tempi di registrazione per non approfittare di quel consenso un po' estorto, e per avere qualche conferma che il poligrafo potesse avallare il ricordo emozionale di allora e quindi la sincerità di Adelaide e le eventuali immagini mentali attuali del ricordo di allora:

- La registrazione ha dato dei risultati significativi, come emozioni rievocate e tutt'ora presenti, sia di paura che di tranquillità emozionale, in quanto riscontriamo la paura della folla, la paura ancora viva del ricordo di Don Cortesi, la calma emozionale nel rispondere ai quesiti delle ragazze che non provoca modificazioni del tracciato, per cui l'immagine mentale suscitata non è di paura o di ansia che prima aveva.

- La registrazione è stata carente e non perfetta dal punto di vista di registrazione a penna calda.

- La registrazione della respirazione costale non è stata registrata, le penne non ritornavano sempre sull'isoelettrica e questo depone per una non perfetta messa a terra dell'impianto elettrico dell'appartamento; di qui interferenze nel tracciato, a cui si sono aggiunti anche artefatti.

- È stata usata una carta termica senza le suddivisioni previste dallo strumento stesso.

- La lettura poi è avvenuta riportando sulla carta millimetrata specifica il tracciato, che è anche visibile sull'originale fotocopiato nel 1988.

4.3 Le interpretazioni psicofisiologiche del tracciato

Adelaide mostra inizialmente un’ansia, cioè un'attivazione emozionale che è supportata da un'attivazione ortosimpatica evidente in tutte le derivazioni poligrafiche, come del resto c'era da aspettarsi da una visita improvvisa e dallo strumento.

La registrazione dell'attività elettrodermica fasica (PH-EDA) mostra le due onde più alte del tracciato alla domanda di come si chiama e del paese di origine, cioè domande non dirette ai fatti delle Ghiaie.

Anche l'attività cardiaca periferica registra un tracciato quasi illeggibile per l’escursione del baseline, mentre poi il tracciato si normalizza tranne che nel baseline dell'attività cardiaca, che non assume più quelle escursioni, anche se il baseline spesso è ondulato, mentre il tono capillare oscillerà sempre con ampiezza maggiore della registrazione preliminare.

Anche il respiro diminuirà di frequenza ed assumerà dei treni di onda in crescendo e diminuendo e si stabilizzerà, meno che in qualche momento particolare, su un ampiezza con scarse oscillazioni; quando parlerà l'onda fasica mostrerà una fase discendente caratteristica seghettata e propria di chi sta parlando.

Anche l'anno 1944 suscita in lei un'emozione che trova riscontro in quanto ha scritto nell'atto notarile; tale emozione non è eccessiva, poiché si ha una modesta ondulazione del baseline dell'attività cardiaca senza aumento della frequenza medesima. La sua stessa ammissione di essere agitata trova dei riscontri poligrafici, come all'inizio della registrazione, e prova la sincerità del momento.

Il chiudere gli occhi non le causa agitazione, mentre il suggerirle di ricordare quando ha visto la Madonna le causa un'attivazione emozionale intensa, che trova due onde medio-alte sull'attività elettrica cutanea e sul pattern respiratorio, 6 profondi sospiri, oltre ad una negativizzazione concavo/acuta nel baseline cardiaco iniziale ed un'oscillazione del baseline abbastanza vivace, mentre la frequenza del medesimo non subisce aumenti; quindi c'è una forte emozione e Adelaide è nello stato di realtà.

Pertanto a questo momento Adelaide mostra un' “agitazione” alta, ma improvvisa, poiché la frequenza cardiaca non cambia e quindi non ci sono incrementi ormonali di stress da menzogna (si ricordi che mentre nella verità dichiarata si attivano cinque aree cerebrali, nella menzogna se ne attivano nove). Il suggerimento di visualizzarla ed invece - riesco a vederla mentalmente - (secondo lei vuole dire che ha un ricordo intenso, ma solo ricordo nel cervello/mente, non che si ripresenti - e nulla vieta che potrebbe succedere - l'immagine mentale spontanea della medesima). (Richardson).

Tuttavia si consideri anche l'approccio improvviso con Adelaide, che riceve informazioni sul poligrafo solo al momento, e quindi l'ansia e quanto proposto, escluso la frode cosciente.

Si tenga presente, sempre in accordo con Richardson (1983), che c'è una correlazione tra immagini mentali evocate e risposte psicofisiologiche e quindi relazionale:

- Relazione tra l'immagine mentale suscitata e le attività psicofisiologiche che possono accompagnarla.

- Relazione di tipo funzionale relativa al rapporto tra contenuto dell'esperienza immaginativa e le eventuali conseguenze fisiologiche.

È ben vero che lo studio sui correlati psicofisiologici delle immagini mentali in genere, e quindi anche di quelle ricordate, riguarda il fatto se esistono delle modificazioni psicofisiologiche specifiche che accompagnano le immagini mentali che possono essere distinte da quelle di altri eventi mentali accompagnatori sia del fatto primario, sia del ricordo.

Sempre Richardson (1984) ricorda che:

- Per aver un effetto psicofisiologico paritario, l'immagine mentale dovrebbe presentare delle caratteristiche simili all'esperienza primaria, cioè il contenuto dell'immagine; a questo punto tanto più i contenuti dell'immagine mentale sono vicini all'esperienza primaria, tanto più si evidenzieranno i riscontri psicofisiologici.

- Tali immagini primarie e rievocate presentano caratteristiche specifiche che rivestono un'importanza fondamentale nell' attivazione dei vari processi biologici che possono essere testati.

Quindi anche i sospiri testé descritti depongono per la considerazione critica che la risposta psicosomatica all'immagine mentale da rievocare non esclude lo stato mentale del soggetto all'epoca e successivi tempi; resta da includere che l'immagine mentale è sempre un'immagine mentale emozionale, che attiva anche la componente cognitiva (Lang 1979), che fa riemergere i vissuti accompagnatori di allora e del dopo, assieme all'immagine stessa (“immagine mentale immaginativa”).

Il sottoscritto non ha termini di paragone con riscontri psicofisiologici dell'epoca o successivi, in quanto le uniche osservazioni in mio possesso sono quelle della dott.ssa Eliana Maggi, che ha controllato manualmente le pulsazioni dell'arteria radiale, e quindi si sono costruite delle tabelle sulla base dei riscontri effettuati e che si possono controllare qui di seguito.

Altri medici hanno constatato soprattutto l'anestesia cutanea, meglio definita come O.R., ovvero Riflesso di Orientamento, molto importante nel definire se si è già in uno stato modificato di coscienza, oltre la prova di realtà e debitamente relazionato. (“Oltre ad essi erano presenti anche studiosi e professori che volevano verificare se Adelaide fosse veramente in estasi. Per questo la chiamarono per nome, la scossero, la punsero con degli spilloni sulle guance e negli occhi, accesero un fiammifero e lo fecero bruciare sotto al suo naso; ma tutto questo non servì a niente, Adelaide rimase sempre impassibile”, bibliografia L. Iblani).

Il ricordo di don Cortesi è per lei fonte di paura rievocata con le modificazioni psicofisiologiche accompagnatorie e descritte, mentre la domanda delle figlie se “ha realmente visto la Madonna ” non le causa alcuna variazione, specie sull'attività elettrica cutanea EDA, e quindi la sua esperienza del 1944 è stata vissuta allora e ricordata poi, nel 1988, come reale, cioè in uno stato modificato di coscienza di tipo estatico, con attivazione iper ortosimpatico trofica e oltre la prova di realtà, cioè con abolizione pressoché totale del OR, ovvero riflesso di orientamento (vedi eventualmente mappa degli stati modificati di coscienza di Fischer).

Con questa relazione si vuole,

- in parte in base alle dinamiche generali della trance estatica,
- ma soprattutto in base alle dinamiche psicofisiologiche di Adelaide e ai suoi ricordi

affermare che Adelaide non ha mentito circa l'esperienza delle sue apparizioni/visioni; inoltre si vuole affermare che è stata lei a descrivere la rievocazione della Madonna. Il suo “riesco a vederla mentalmente” è un ricordo molto vivido, e quindi l'immagine immaginativa appartiene al contesto della trance estatica medesima e non è differente dall'immagine immaginativa del 1944; é perciò credibile e scevra da falso ricordo, inganno inconscio mentale, mentre la frode conscia si esclude da sé dal tracciato medesimo.

Durante le prove psicofisiche subite dai medici di allora, Adelaide era all’epoca in uno stato di profonda trance, soprattutto per l'assenza del riflesso di orientamento, anche se la frequenza cardiaca (il pletismo non è stato accertato) non dimostra elevati picchi di ingresso della trance medesima, come dimostrano le tabelle elaborate sui riscontri clinici. Il ricordo di Don Cortesi, invece, è molto problematico, poiché a distanza di 44 anni è vissuto ancora dolorosamente, anche se cerca in parte di scusarlo: questo va ad onore di Adelaide, che tenta di smorzare quel ricordo e quell'esperienza che invece internamente vive ancora molto male, trattandosi pertanto non di una ferita cicatrizzata, ma ancora dolente.

5. Bibliografia


1) G. Giacometti, P. Sessa, Verrà a visitarci dall'alto, edito in proprio nel 1988, pag 301/302
G. Gagliardi “Considerazioni sullo stato di coscienza modificato di Adelaide Roncalli durante l'Epifania Mariana di Bonate”

2) Anna Maria Turi, Pourquoi la Vierge apparait encore, Edition Felin Paris 1988, pag. 371/381
G. Gagliardi, M. Margnelli per la definizione dello stato estatico

3) M. Margnelli, G. Gagliardi, le Apparizioni della Madonna, Riza Scienze, 1987, Le Ghiaie di Bonate pag.64/66

4) Attilio Goggi, Sarò riconosciuta, Apostolato Mariano di Milano, Edizione f.C. del 1983 riguardo Dott.ssa Maggi pag.47/50.

5) F. Cazzamalli, La Madonna di Bonate, Fratelli Bocca editori, Milano 1951.

6) Poli Ermenegilda, La fede della gente a Bonate, Edizione Artigrafica Stella di Verona, 1988

7) Bortolan Severino, Le Apparizioni a Ghiaie di Bonate, Edizione fuori commercio, 1987

8) Angelo Cantaluppi, Riflessioni sulle apparizioni di Bonate, Edizioni Toroselle, 1999

9) A. Ballini, Una fosca congiura contro la storia, Edizioni Ars Grafica Roma, 1954

10) A. Ballini, L'inutile e falsa questione storica delle apparizioni di Bonate del 1944, Fatima e Le Ghiaie, Edizioni grafiche Carrara di Bg 1971

11) A. Ballini, Che avvenne alla Ghiaie nel 1944, Opuscolo Boltiere 1952

12) P. Cipriano Casella, Ubbidienti sì, stupidi no, dal settimanale “Il nostro tempo di Torino”, dicembre 1951

13) G Sacco, I giochi della mente, Edizioni Melusina 1994

14) A. Richardson, Mental Imagery, N Y Springher, 1969

15) Fischer, R.: A Cartography of Ecstatic and Meditative States. Science, 174, N. 4012, 1971
16) Ludwig, A.M.: Altered States of Consciousness. Arch Gen Psychiatr, 15, 225234, 1966

17) Tart, C.: Stati di coscienza. Astrolabio, 1977

18) AA.VV.: La fenomenologia della coscienza normale e alterata, Theta Pubblicazioni 2000,
Centro Studi sulla Psicofisiologia degli Stati di Coscienza di Milano.

19) A. Antonietti, Le immagini, Formato file: PDF/Adobe Acrobat, www.erickson.it/erickson/repository/pdf/doc_cre_7.1.1.pdf

20) G. Lapassade, L'io nella transe, Edizioni Feltrinelli 1984